4 gen 2012

Sarah Wardle

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Dopo Helen Walsh, dovrei passare a Minette Walters, la “regina del thriller psicologico”. In realtà, non amo i gialli commerciali. Per cui, per il momento, preferisco accantonare e passare ad altro. Forse la prenderò in considerazione più avanti. Sorry.
Per quanto riguarda Michelene Wandor, poetessa del Kent, ho ordinato la raccolta False Relations e la sto ancora aspettando.
Quindi, direi di passare a Sarah Wardle… e siamo di nuovo alle prese con la poesia.
La sua storia è molto singolare. Dopo aver vinto il Forword Poetry Prize con la prima raccolta di poesie, è diventata ‘poet in residence’ presso la sua squadra del cuore, il Tottenham Hotspur Footbal Club. Il risultato di questa esperienza è stata la raccolta Score! pubblicata nel 2005.
Quando ho letto questa cosa ho pensato: ‘poet in residence’ in una squadra di calcio? Che assurdità! Premetto… io detesto il calcio. Poi mi sono informata ed ho scoperto che non è nemmeno una cosa tanto strana: Ian McMillan è stato il primo poeta presso una squadra di calcio, il Barnsley F.C., John Hegley lo è del Luton Town F.C., Attila the Stockbroker presso il Brighton and Hove Albion. Appena ho letto queste informazioni, mi è venuto in mente Tim Parks, che ha fatto un’esperienza simile proprio con una squadra italiana, l’Hellas Verona ed ha poi pubblicato Questa pazza fede (che tra l’altro ho letto ed ho trovato molto divertente). E che dire di Nick Hornby, che sull’Arsenal ha scritto Fever Pitch?
Sul sito del British Council (che consiglio a tutti gli insegnanti di lingua inglese per i materiali ricchi e sempre aggiornati) c’è un articolo della Wardle sul rapporto tra calcio e letteratura, in cui cita le opere di Simon Armitage, Don Paterson, Wendy Cope, Greta Stoddart e Tony Harrison. In sostanza, analizza come le metafore calcistiche vengono spesso usate per descrivere gli alti e i bassi della vita, vittorie e perdite, ambizioni e disastri. La partita diventa spesso simbolo di conflitto che può essere interiore oppure sociale (“noi” contro “gli altri”) e, in questo senso, applicabile in senso più generale a molte situazioni.
Sullo stesso sito c’è un articolo di Ian McMillan, che racconta come è nata l’idea di essere un ‘poet in residence’ presso una squadra di calcio e come vive l’esperienza. Racconta anche un paio di simpatici aneddoti sul rapporto con i fan, soprattutto dopo partite importanti.
Un’altra peculiarità di Sarah Wardle riguarda il difficile periodo della schizofrenia, del ricovero ospedaliero e delle relative cure. Questa esperienza, come la precedente, si è trasformata in una raccolta di poesie, intitolata A Knowable World. Anche in questo caso ci sono dei precedenti, anzi direi che qui sono decisamente illustri: basti pensare a Sylvia Plath, Janet Frame e, in Italia, Alda Merini.
La depressione portò la Plath al suicidio, dopo periodi di ospedalizzazione ed elettroshock, che lei descrisse eroicamente in The Bell Jar.
Lei stessa scrisse nel suo diario che “everything in life is writable about if you have the outgoing guts to do it”, ammettendo così che ci vuole coraggio per affrontare argomenti che la maggior parte della gente sembra non voler ascoltare.
Janet Frame entrò volontariamente in un ospedale psichiatrico, dove la sottoposero a più di 200 elettroshock per uscirne otto anni dopo, devastata. Anche lei ha avuto il coraggio di soffermarsi a riflettere su quel periodo ed ha scritto Faces in the Water.
Altro esempio illustre, tutto italiano, è quello di Alda Merini. Un articolo di Antonio Gnoli per La Repubblica  contiene una bellissima intervista alla poetessa che racconta gli anni della follia e i suoi sentimenti. Lo consiglio a tutti...
Queste sono le premesse che mi porteranno a leggere sia Score! che A Knowable World.







SARAH WARDLE
After Helen Walsh, I should start with Minette Walters, the ‘queen of the psychological thriller’. As a matter of fact, I don’t like classic thrillers. So, for the moment, I’m going on with something else. Sorry.
As regards Michelene Wandor, poet from Kent, I’ve ordered the collection False Relations and I’m still waiting to receive it. 
Well, it’s time to go on with Sarah Wardle… and here I am again reading poetry.
Her story is particular. After winning the Forword Poetry Prize with her first collection of poems, she became ‘poet in residence’ with her favourite football team, Tottenham Hotspur Football Club. The result is the collection Score! published in 2005.
As soon as I read this story I thought: ‘poet in residence’ for a football club? Absurd! Let me start by saying that I really hate football. But I looked for more information on the net and I found out that it’s far from being a weird thing: Ian McMillan was the first poet with a football team, Barnsley F.C., John Hegley is today the ‘poet in residence’ for Luton Town F.C., Attila the Stockbroker with Brighton and Hove Albion. And then I suddenly remembered reading Tim Parks’s book on a similar experience with an Italian football team, Hellas Verona (A Season with Verona) and finding it hilarious. And what about Nick Hornby, who wrote Fever Pitch on Arsenal?
So, I put my prejudices aside and went on researching: on the British Council website I found an interesting article by Ms Wardle on the relationship between football and literature, where she mentions the works by Simon Armitage, Don Paterson, Wendy COpe, Greta Stoddart and Tony Harrison. In the article she analyzed how metaphors from football are often used to describe the Highs and Lows of life, winning and losing, ambitions and tragedies. A match often becomes a symbol of sometimes inner or social conflict (‘we’ against ‘the others’) which can be applied to a lot of situations. I also found a similar article by Ian McMillan, who tells about the birth of the ‘poet in residence’ for a football team. The article is full of nice anecdotes on the relationship with the team fans, mainly after important matches.
I also discovered that Sarah Wardle suffered from a difficult period in her life, when she was hospitalized for schizophrenia. This experience, like the previous one, became a collection of poems titled ‘A Knowable World’. Even for this there are illustrious precedents: Sylvia Plath, Janet Frame and, in Italy, Alda Merini.Depression led Plath to suicide, after periods in hospitals and cures with electroshock, which she heroically described in The Bell Jar. She wrote in her diary that “everything in life is writable about if you have the outgoing guts to do it”, letting readers understand that courage is what is needed to talk about themes most of the people doesn’t what to know about. 
Janet Frame went voluntarily to a psychiatric hospital, where she was subject to more than 200 electroshock treatments and came out of the hospital eight years after, devastated. She was so brave to start analyzing those years then and wrote Faces in the Water. 
Another illustrious example is Italian: Alda Merini. There’s an article by Antonio Gnoli for the newspaper La Repubblica with a beautiful interview to the poetess who talks about the years of her madness and her feelings. Touching…

These are the premises formy reading of Score! and A Knowable World.

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