6 lug 2024

POSIZIONI OPPOSTE: ovvero l’incapacità di comunicare nell'era dei social media

 


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Aislinn Kelly, protagonista e narratrice al tempo stesso, si trova suo malgrado a fare un bilancio della propria vita, ancora a cavallo tra l’adolescenza e l’età adulta (sebbene i suoi 30 anni la vedrebbero già adulta), un bilancio intervallato da ricordi e brevi contatti con le persone del suo passato, caratterizzato da relazioni disfunzionali. Non accade granché in questo romanzo: è per lo più un viaggio interiore ma che segna un passaggio importante nella vita della protagonista. 

Le ‘posizioni opposte’ del titolo sono chiaramente date dalle incomprensioni (al plurale) tra e con le persone che l’hanno circondata in passato (dato che a quanto pare oggi è sola).

Morrissey e Manchester sono gli unici riferimenti reali e mi hanno subito ricordato The Wrong Boy di Willy Russell.

Gwendoline Riley propone l’ennesima riflessione sulla comunicazione. I vari modi in cui i personaggi comunicano, o provano a farlo, nel romanzo (i tentativi di contatto del padre passivo-aggressivi, Jim, la madre anaffettiva, le telefonate surreali) non fanno che testimoniare l’incapacità di entrare davvero in contatto con qualcuno, di mettersi in relazione con gli altri.







OPPOSED POSITIONS: or the inability to communicate in the age of social media

Aislinn Kelly, protagonist and narrator at the same time, finds herself taking stock of her life, while she’s still between her teenage and adulthood (despite her 30 years of age). The process is interspersed with memories and short contacts with people from her past, characterised by dysfunctional relationships.

Nothing much is going on in this novel: it’s almost an inner journey but it marks an important step in the life of the protagonist. 

The ‘opposed positions’ of the title clearly refer to the misunderstandings (in the plural) between and with the people who surrounded her in the past (as she’s evidently alone today).

Morrissey and Manchester are the only real references and they reminded me of The Wrong Boy by Willy Russell. 

The author proposes her latest reflection on communication. The various ways in which the characters communicate in the novel, or try to do that (the father’s passive-aggressive attempts at contact, Jim, the unsentimental mother, the surreal phone sessions) only testify the inability to get in touch with someone, to relate with others. 

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