Che Zadie Smith di letteratura se ne intenda è evidente: lo era già al tempo del suo debutto, da giovanissima studentessa universitaria… è evidente anche che non l’ha solo studiata, l’ha fatta propria, la padroneggia.
In particolare, sono evidenti gli studi sul postmodernismo e sul postcolonialismo: le tematiche trattate, il gioco con i generi letterari, le appropriazioni letterarie… tutto ci induce a pensare che sia un percorso molto consapevole per lei.
Le tematiche ricorrenti nei romanzi della Smith sono: la multiculturalità (spesso le sue storie raccontano la vita di personaggi appartenenti a comunità multirazziali), questioni di classe sociale, il senso di appartenenza e l’identità (proprio a causa dell’ambientazione in contesti multiculturali).
Come al solito, scandaglio la rete e, nel suo caso, trovo molto, moltissimo materiale. E’ una scrittrice molto attiva e su di lei c’è un po’ di tutto: recensioni, articoli, interviste… Una, in particolare, attira la mia attenzione: si tratta di un evento al quale ha partecipato con il marito, il poeta inglese Nick Laird, organizzata da Shakespeare and Company a Parigi.
Mi intriga per diversi motivi, il primo dei quali è la libreria Shakespeare and Company che ho amato fin dal primo momento in cui mi sono accorta della sua esistenza, nel film di Woody Allen, Midnight In Paris. Non so perchè... ma l’idea di questo baluardo della lingua inglese nel bel mezzo di Parigi mi ha conquistata. Nel mio primo viaggio a Parigi, poco tempo fa, l’ho subito inserita tra i luoghi da visitare, importante quanto il Louvre e la Tour Eiffel… e non mi ha delusa. Nonostante l’attesa per entrare, a causa del grande afflusso di turisti, dentro era proprio un angolo della vecchia cara Londra, dove i libri sono letteralmente stipati negli scaffali e un po’ ovunque, in una sorta di caos ordinato che solo le librerie storiche riescono ad avere e dove puoi sederti a leggere in tutta tranquillità in una delle varie poltroncine negli ‘angoli lettura’ disseminati qua e là. Nella tradizione britannica c’è anche un gatto, anzi IL gatto della libreria che ha i suoi ‘posticini’ dove accoccolarsi tranquillo tra i libri. Alcuni cartelli invitano i visitatori a lasciarlo tranquillo poichè legge tutta la notte e quindi di giorno è stanco (humour inglese nel bel mezzo di Parigi!!!).
Il secondo motivo che mi ha spinta a soffermarmi su quel video è stata la presenza di lei e del marito insieme: l’intervista, condotta dal personale di Shakespeare & Co., è in realtà una piacevole conversazione sull’arte della scrittura e sulle differenze tra scrivere romanzi, saggi e poesia. Sia lei che il marito hanno la tendenza tipicamente britannica ad usare l’ironia per stemperare l’imbarazzo. Entrambi lo fanno in maniera egregia… e molto piacevole. E così, tra una lettura ed una punzecchiatura ho avuto esattamente lo scorcio familiare e letterario che desideravo. Ed ho capito una cosa: a casa loro cultura (e letteratura) sono nel sangue.
Zadie Smith knows literature, that’s obvious: she already knew a lot at her debut when she was a young university student… clearly, she hasn’t just studied literature, she’s made it hers, she masters it. In particular, one can find traces of postmodernist and postcolonial studies: the themes, the fact that she plays with literary genres, literary appropriations… everything makes me think that she’s conscious of her direction in literature.
Some recurring themes in her novels: multiculturality (her stories are often about characters belonging to multiracial communities), social class issues, the sense of belonging and identity (implied by the multicultural setting).
As usual, I looked for information on the net and I've found a lot of material. She’s a prolific writer and there’s a little bit of everything on her: reviews, articles, interviews…
One thing, in particular, drew my attention: it’s an event she attended with her husband, the English poet Nick Laird. The event was held at Shakespeare & Co. in Paris. It aroused my interest for different reasons: firstly because of the bookshop itself, which I had loved since I had seen it in Woody Allen’s Midnight In Paris. I don’t know why, but the idea of this bastion of Englishness right in the middle of Paris captured me. In my first trip to Paris, not long ago, I put it among the places to visit, as important as the Louvre and Tour Eiffel… and I was right. Despite the waiting time, because of the large number of tourists, I found that very corner of merry old London inside, where the books are crammed together on the shelves and everywhere else, in some sort of ordered chaos that only historical bookshops can have and where you can sit down and read in peace in one of the many armchairs in the ‘reading corners’ scattered here and there. There’s also a cat, according to tradition, actually THE bookshop cat with its places to snuggle up quietly among the books. There are also signs for the visitors asking to let the cat in peace because it reads during the night, so it’s usually tired during the day (British humour in the middle of Paris!).
The second reason that inspired me to watch that video is the fact that she’s with her husband: the interview, led by the staff of Shakespeare & Co., is indeed a pleasant conversation on the art of writing and the difference between writing novels, essays and poetry. Both Zadie and her husband have the typically British tendency to use irony to defuse embarrassment. They do that in an excellent way. And so, with a reading and a snipe I had that kind of family picture I was looking for. And I’ve learnt one thing: they both have culture (and literature) in their blood.
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