E’ il primo di una serie interamente dedicata al personaggio di Sally Lockhart. Non ho resistito al richiamo dell’epoca vittoriana, il mio periodo storico preferito.
La bravura di
Philip Pullman fa sì che la sua eroina, nonostante ben inserita cronologicamente nella sua epoca, in realtà si configuri come assolutamente moderna. Lo si capisce fin dall’inizio: le lacrime e l’apparente insicurezza di fronte alla recente condizione di orfana, lasciano presto il posto ad un’eroina forte e indipendente e con alcune competenze davvero speciali… un incredibile fiuto per gli affari, la capacità di tenere i conti in ordine e sparare.
In generale, l’approccio di Pullman alla cosiddetta narrativa per ragazzi è quello di non nascondere i mali della vita, ma di fare in modo che i suoi piccoli protagonisti abbiano a che fare con situazioni assolutamente realistiche, non edulcorate ma veicolate in modo accettabile. Ad esempio, la violenza, eventi criminosi, l’uso della droga… cose che hanno fatto storcere il naso a più di qualche associazione genitori di stampo conservatore, ma che invece trovo assolutamente naturale e in linea con le origini dello storytelling: ricordiamoci che le ‘vere’ versioni delle fiabe per bambini erano assolutamente cruente (niente a che vedere con le sdolcinatezze bambagiose dei rifacimenti successivi).
L’incipit di questo libro ti cattura subito e ti precipita in un’avventura misteriosa che collega le strade di Londra con i mari della Cina (nella tradizione di Sherlock Holmes e Wilkie Collins… dove il mistero veniva sempre dall’Oriente). Pullman ci restituisce una Londra pienamente vittoriana, caratterizzata da innovazione industriale e al tempo stesso da grandi disuguaglianze sociali, nella quale la povertà e l'ingiustizia regnano sovrane. Denuncia i mali sociali, come l’alcolismo e l’abuso di oppiacei, con evidenti richiami a Dickens.
Ho apprezzato anche gli elementi gotici ispirati alle opere di Collins: mistero, avventura, enigmi da risolvere, segreti da svelare. L’idea alla base della trama, incentrata attorno alla sparizione di un misterioso gioiello, ricorda ‘La pietra di luna’. Non è da trascurare neanche l’elemento investigativo, che nella tradizione di Sherlock Holmes, vede la risoluzione di enigmi centrale, così come l’utilizzo di un aiutante (Watson per Sherlock Holmes, Jim per Sally Lockhart).
Lo stile non è Dickens, nè Collins, nè Conan Doyle… ma è molto scorrevole e sufficientemente dettagliato da consentire al lettore di immaginarsi là, assieme ai personaggi.
Ho apprezzato anche l’inserimento nel racconto di lettere, biglietti contenenti indizi e articoli di giornale: anche questi elementi contribuiscono all’atmosfera vittoriana, i romanzi di Sherlock Holmes innanzi tutto e ancora Wilkie Collins, ma anche Dracula e Frankenstein.
THE RUBY IN THE SMOKE: VICTORIAN MYSTERIES AND ADVENTURES
It’s the first in a series entirely dedicated to the character of Sally Lockhart. I could not resist the allure of the Victorian era, my favorite historical period. Pullman's skill ensures that his heroine, although perfectly Victorian, is also absolutely modern. This is evident from the very beginning: the tears and apparent insecurity in the face of her recent status as an orphan soon give way to a strong and independent heroine with some truly special skills… an incredible knack for business, the ability to keep the books in order, and shoot.
In general, Pullman’s approach to children is not to hide the evils of life, but to ensure that his young protagonists deal with absolutely realistic situations, even if conveyed in an acceptable manner. For instance, violence, criminal events, drug use… things that have raised eyebrows among more than a few conservative parent associations, but which I find completely natural and in line with the origins of storytelling: let’s remember that the ‘true’ versions of children’s fairy tales were absolutely gruesome (nothing compared to the sugary, childish reworkings that followed).
The opening of this book captures you immediately and plunges the reader into a mysterious adventure that links the streets of London with the seas of China (in the tradition of Sherlock Holmes and Wilkie Collins… where the mystery always came from the East). Pullman gives us a fully Victorian London, characterized by industrial innovation and at the same time by great social inequalities, where poverty and injustice reign supreme. He denounces social ills, such as alcoholism and opioid abuse, with clear references to Dickens.
I also appreciated the Gothic elements inspired by Collins’ works: mystery, adventure, puzzles to solve, secrets to unveil. The idea at the heart of the plot, focusing around the disappearance of a mysterious jewel, recalls ‘The Moonstone.’ The investigative element, following the tradition of Sherlock Holmes, sees the resolution of mysteries as central, as well as the use of a sidekick (Watson for Sherlock Holmes, Jim for Sally Lockhart).
The style is not Dickens, nor Collins, nor Conan Doyle… but it’s very fluid and sufficiently detailed to allow the reader to imagine being there, alongside the characters. I also appreciated the inclusion of letters, notes containing clues, and newspaper articles in the narrative: these elements further contribute to the Victorian atmosphere, first and foremost the Sherlock Holmes novels and Wilkie Collins, but also Dracula and Frankenstein.
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