26 lug 2023

Ian Sansom: un inglese in Irlanda del Nord

 


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Nato in Inghilterra, Ian Sansom vive a Belfast con la sua famiglia e scrive di ciò che conosce meglio: lo scontro di culture tra i due Paesi, anzi… ironizza… molto.  

Noto soprattutto per la serie di libri ‘Le storie del bibliobus di Tundrum’, di cui ‘Il caso dei libri scomparsi’ è il primo, Ian Sansom i libri li ama, questo è certo… al punto da creare un intero universo attorno ad un personaggio che vive di libri: il bibliotecario inglese protagonista della serie.

Israel Armstrong è un protagonista un po’ anomalo, una sorta di antieroe: bibliotecario vegetariano per metà ebreo e per metà irlandese, sovrappeso, che approda in quel di Tundrum, Irlanda del Nord, direttamente da Londra. Come se non fosse abbastanza scioccante il cambio di luogo, lingua e abitudini… appena arrivato scopre che la biblioteca nella quale era convinto di lavorare è stata chiusa e il suo posto di lavoro… semplicemente non c’è più. 

Le premesse sono interessanti, infatti avevo comperato il libro perché ci sono tutti gli elementi per una storia spassosa. Purtroppo non è stato così: la lettura di questo libro è stata lunga e travagliata. Credevo fosse un problema mio, poca concentrazione, pagine lette e rilette più volte per recuperare il filo… poi ho dato un’occhiata in rete e ho trovato altri blog in cui i recensori ammettono  di non essere riusciti a decollare con la lettura. Anche per quanto riguarda i personaggi ho trovato più di qualcuno che ammette di esserne irritato… io li ho proprio odiati. 

Più di tutti ho odiato Israel… è proprio il tipo di persona che non sopporto, di quelli che si piangono addosso, in certi momenti pedante, fastidioso, antipatico. 

Gli irlandesi vengono dipinti al limite dell’offensivo: sono oltremodo rozzi, hanno cattive abitudini, ciascuno di loro sembra una macchietta. 

Quella che si prospettava come una lettura leggera e un po’ bizzarra, in realtà è diventata surreale e sopra le righe, ma anche monotona e ripetitiva… ogni volta che Armstrong incontra un nuovo personaggio e/o deve risolvere qualcosa l’iter è più o meno lo stesso: incomprensioni linguistico-culturali, “rognamenti” e autocommiserazione da parte di Israel fino alla parziale soluzione del problema, in qualche modo inspiegabile e comunque mai per meriti suoi.

Quello che mi dispiace è aver comprato anche gli altri libri della serie, in uno slancio di ottimismo… che non leggerò. 







IAN SANSOM: AN ENGLISHMAN IN NORTHERN IRELAND

Born in England, Ian Sansom lives with his family in Northern Ireland and writes about what he knows best: the culture cluster between the two countries; actually he quips about that… a lot. He’s most known for the series of books ‘A Mobile Library Mystery’: ‘The Case of the Missing Books’ is the first of the series. Ian Sansom loves books, that’s for sure… to the point of creating a whole universe around a character who lives and breathes books: the English librarian who is the protagonist of the series. 

Israel Armstrong is a quite anomalous protagonist, some kind of anti-hero: a vegetarian, half-Jewish and half-Irish, overweight librarian, who ends up in Tundrum, Northern Ireland, directly from London. 

If the change of place, language and habits wasn’t enough… as soon as he arrives he discovers that the library where he had to work is permanently closed and his workplace… is simply gone.

Such premises are really interesting, in fact I bought the book because there are all the elements for a funny read. Unfortunately, that has not been the case. The reading has been long and troubled and I thought it was my problem: little concentration, read and reread pages… then I checked online and I found some bloggers who admitted not being able to appreciate the book… or the characters. I must admit I really hated them. Above all, I hated Israel… he’s the kind of person I really can’t stand, he’s one of those who wallow in self-pity, but also quite pedantic, irritatingly unpleasant. 

In addition, the Irish are portrayed offensively: they are extremely rude,  they have bad habits, each Irish character is a caricature. 

In short, what was expected to be a light and a bit bizarre read, has soon become surreal and over the top, but also monotonous and repetitive… because every time Armtrong met a new character and/or had to solve a problem, the process was the same: linguistic and cultural misunderstandings, followed by Armstrong’s grumblings and self-pity until a partial and inexplicable solution of the problem, however no thanks to him.

What I regret the most is that I bought the entire series, in a burst of optimism… and I won’t read them. 

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