2 ago 2020

Zadie Smith e il mestiere dello scrittore.



Perchè scrivere di Zadie Smith: piccolo saggio sul ruolo dello scrittore nella società attuale, che prende la forma di una ricerca il cui obiettivo è dimostrare che, in fondo, in ogni epoca gli scrittori si sono sentiti trascurati e disprezzati… partendo da Pope e paragonando la satira dei pamphlet ad Internet… e dimostrando così di conoscere bene il suo mestiere, di essere preparata, di avere una solida formazione culturale. 
Ma la sua personale risposta è… opaca… lascia percepire la frustrazione della scrittura nel mondo moderno. Forse è per questo che il titolo stesso della raccolta è in forma di domanda, ma manca del punto interrogativo… come a dire, in bilico tra una certezza ed il desiderio di sapere.
Utilizza aggettivi come ‘assurdo’ e ‘ridicolo’ parlando dello scrittore e sembra quasi che vi sia un rovesciamento rispetto ai grandi esempi delle epoche passate. Nonostante il disprezzo, Pope era consapevole della sua autorialità e ne andava fiero… così come Nabokov e Orwell.
Paradossalmente allo scrittore contemporaneo capita il contrario: non si sente tale, è assalito dai dubbi, è alla ricerca di una identità, si sente inutile… e più il pubblico apprezza, più lo scrittore si sente tale. 
Ma il fallimento è sempre dietro l’angolo e questa pare essere la paura più grande. E’ inutile, la paura del giudizio altrui influenza le nostre azioni, i nostri pensieri… eppure non sempre il fallimento è negativo: le maggiori opere letterarie sono nate dai tentativi di scrivere il romanzo perfetto, tentativi falliti. Perchè si tratta di un concetto che nella realtà non esiste, un ideale irraggiungibile. Eppure, l’inseguimento di quell’ideale, quello che Zadie Smith definisce il ‘fallimento risucito’, tirerà fuori il meglio da noi stessi.




ZADIE SMITH AND THE WRITING JOB
Perchè scrivere by Zadie Smith: it’s a small essay on the role of the writer in today’s society: the aim is to prove that writers have almost always felt neglected or despised… starting from Pope and comparing his satire in pamphlets to Internet… demonstrating knowledge of her job, as well as a solid cultural training. But her personal opinion is… well… not clear… one can perceive some sort of frustration of being a writer in today’s world. Maybe that’s why the title of this collection of essays is in the form of a question (Why write, which is also the title of the lectio magistralis she gave in Florence in 2011 and is included in the collection) without the question mark… as if to say, between certainty and the desire to know.
She uses adjectives like ‘absurd’ or ‘ridiculous’ when she talks about the writing job and I get the impression that there’s some kind of reversal in the role of the writer compared to previous eras. Despite the public disdain towards writers, Pope was very aware of his authorship and he was proud of it… the same was for Nabokov and Orwell. 
Paradoxically, contemporary writers feel the opposite: they are never completely aware, they feel doubts, they are in search of an identity, they feel useless… and the more the public like them, the more the writer is aware of his/her role. 
But failure is always around the corner and this seems to be a writer’s greatest fear. It goes without saying, our fear of social judgement has a great influence on our actions, and our thoughts as well… and yet failure isn’t always negative: the greatest literary works were born out of attempts to write the perfect novel, failed attempts. It’s an ideal, which is not reflected in reality, inaccessible. However, the pursuit of that ideal, which Zadie Smith calls an honorable failure, will bring out the best in people (especially witers).

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