27 gen 2019

Joanna Trollope: sulla semplicità... sugli scrittori e sul processo creativo

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Il successo di questa scrittrice è probabilmente dovuto al fatto che le sue storie toccano corde universali attraverso temi quali amore, morte, gelosia, rapporti genitori e figli… tutto in ambientazioni rigorosamente English. Presta una particolare attenzione ai luoghi dove si svolgono le vicende narrate, specialmente gli edifici che spesso aprono i romanzi e talvolta vengono descritti come se fossero un personaggio. 
Anche la famiglia è importante e le relazioni tra i vari membri.
Lo stile della Trollope scorre via liscio e conduce il lettore attraverso le varie vicende senza intoppi. 
Il sito ufficiale è semplice, ma si trovano spunti interessanti: personalmente, sono sempre molto colpita dal processo creativo degli scrittori e nella pagina ‘About Joanna’ scopro che scrive tutto a mano, niente macchina da scrivere, niente computer… questo richiede una mente allenata, buona memoria e tanta creatività, visione di insieme su ciò che si sta scrivendo, maggiore concentrazione. Inoltre apre un canale interiore con il proprio io (cosa che la scrittura al computer non consente). Soprattutto rende possibile la scrittura ovunque e così Joanna scrive da un tavolo di cucina in campagna come dalla sala partenze dell’aeroporto o dal suo studio londinese. 
Colgo così l’occasione per dar sfogo al fascino esercitato su di me da i luoghi dove gli scrittori scrivono e creo una galleria Pinterest dedicata a questo tema… 
Nella mia ricerca di immagini mi imbatto in un paio di siti interessanti dove si ripercorrono le abitudini di grandi personaggi: alcune delle quali conoscevo già dai tempi dell’università. Ovviamente ci sono diversi approcci: c’è chi tratta la propria arte come un lavoro qualsiasi e si mette alla scrivania con grande disciplina, come Stephen King. Alcuni di loro si alzano (o si alzavano) veramente presto la mattina (il poeta W. H. Auden, Hemingway, Dickens; Haruki Murakami è spaventoso: dichiara di alzarsi alle 4 del mattino).  E’ incredibile quanti scrittori si impongano un numero di pagine minimo da produrre al giorno (ad esempio per Stephen King sono sei)... come se il rischio fosse perdere il dono… trovo affascinante questo connubio tra creatività e disciplina, quasi innaturale. Altri invece vivono il processo creativo con fatica e alcuni addirittura con angoscia e sofferenza: tra i più famosi Kafka.
Già che ci sono cerco notizie sugli autori di cui ho trattato finora nel blog: Jeanette Winterson, per esempio, dichiara di lavorare su un tavolo del XVII secolo e siccome ha iniziato a leggere di nascosto i libri proibiti dalla madre, tuttora risveglia la sua vena creativa in rifugi e rimesse. Il suo studio è costruito in legno e preferisce ancora scrivere a mano o con una macchina da scrivere, piuttosto che al computer.
Simon Winchester vive in una fattoria e quando è ora di scrivere si ritira nel fienile, che ha sistemato per farne il suo rifugio creativo.
Sarah Waters rientra nella categoria degli scrittori che si impongono un limite di parole al giorno, nel suo caso sono 1000 e dichiara di non alzarsi dalla sua scrivania finchè non le ha prodotte…. non importa se sono buone oppure no.
Una cosa che sembrano avere in comune un po’ tutti gli autori è che a quanto pare il contatto con la natura favorisce il processo creativo: boschi, montagne, panorami, silenzio... Personalmente, la prima bozza di qualsiasi cosa io scriva è sempre un appunto sul frontespizio o tra le pagine di qualche libro… la mia più grande ispirazione viene leggendo.






JOANNA TROLLOPE: on simplicity… on writers and the creative process
This writer’s success is probably due to the fact that her stories touch a chord with people thanks to universal themes such as love, death, jealousy, parent-child relationships… everything in a British setting. She always pays attention to the places where her stories are set, especially the buildings, which are often described from the very first lines as if they were characters. Family is also important, in particular the relationships between its members. Ms Trollope’s style is fluent and leads the reader smoothly throughout the events .
Her official webpage is simple, but you can find interesting information: as far as I'm concerned, I’m always fascinated by a writer’s creative process and in the page ‘About Joanna’ I soon find out that she writes everything by hand, no typewriting, no computer… that requires a well-trained mind, good memory, creativity, a clear overall view of your story, concentration. It also needs a connection with your inner self (writing on a computer does not allow such intimacy). That's probably why she can write anywhere... on a kitchen table in the country as well as in the departure lounge at the airport or in her London study. I delve into my fascination for the places where writers write and I find myself creating a Pinterest gallery on the topic. While I’m saving images I come across a couple of interesting webpages on famous writers’ routines: some of them I already knew when I was at university. The approaches are very different: some of them consider their ‘art’ like a job and sit down at their desk with great discipline, like Stephen King. Some get up (or got up) really early in the morning (poet W. H. Auden, Hemingway, Dickens; Haruki Murakami is incredible: he says he gets up at 4 am). A lot of writers set a minimum number of pages a day to be written (for example in Stephen King’s case the limit is six)... as if they could lose their gift… I’m really fascinated by this union between creativity and discipline, it’s something almost unnatural to me. Others live the creative process with anguish or even suffering: Kafka is one of the most famous. Suddenly… I’m curious about the authors I’ve been writing about in the blog: Jeanette Winterson, for example, works on a 17th-century table and since she started reading secretly, she still awakens her creative powers in a shed… that’s what her study looks like… and she still prefers handwriting or typewriting to computer writing. Simon Winchester lives in a farm and when it’s time to write he closes in… the barn. Sarah Waters belongs to those who self-impose a minimum limit of words a day, in her case it’s 1,000 and she doesn’t move from her desk until she reaches that limit…. it doesn’t matter if the words are good or not. Something all these writers seem to have in common is that their creative process is enhanced by the contact with nature: woods, mountains, panoramas, silcence... As far as I'm concerned the first draft of anything I write is always on the title page or on the pages of a book... I usually draw inspiration from reading.

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