Su questo ciclo è stato scritto di tutto e di più: perchè? Per svariati motivi, senza un ordine preciso: il fatto che sia apertamente autobiografico e che il protagonista, chiaro alter ego dello scrittore (per la cronaca... Edward St Aubyn), subisca violenza ad appena 5 anni d’età e che trascorra tutta la giovinezza in preda agli eccessi (alcool, sesso e droghe), oppure che per scriverlo ci abbia messo ben 21 anni (una vera e propria via crucis tra le tappe della sua vita), oppure ancora che la scrittura sia iniziata come terapia... gli elementi affinchè se ne parlasse tanto ci sono tutti. Eppure, il motivo principale sembra essere lo stile di St Aubyn: calamitante, profondo, ironico, tragico, intelligente… sono solo alcuni degli aggettivi con cui lo hanno descritto.
A quanto pare è vero che scrivere aiuti a prendere coscienza delle esperienze dolorose e ad elaborarle, a liberarsi dei propri fardelli e, qualche volta, come in questo caso, a rivelare un grande scrittore. E così Edward St Aubyn come Zeno Cosini comincia a scrivere un racconto autobiografico dietro consiglio del proprio terapeuta.
Prendo in mano il ciclo dei Melrose ed inizio a leggere 'Non importa': come è accaduto nella vita dell’autore, tutto comincia con David Melrose, il dottore, il cui ritratto tradisce una mescolanza di snobismo e crudeltà perversa nei confronti di tutti, amici e familiari. Il distacco, l’egoismo, la vanità di quest’uomo te lo fanno odiare immediatamente: riesce ad essere sgradevole perfino mentre suona il pianoforte.
“David sapeva rivolgere il pianoforte contro di loro come una mitragliatrice e concentrare nella sua musica un tale livello di ostilità da far rimpiangere la sgradevolezza più convenzionale delle sue conversazioni.”
E mentre si passa da un episodio all’altro nei quali David sembra dare il peggio di sè ed il lettore pensa di essere dentro le dinamiche di questa famiglia disfunzionale, accade l’inaspettato e BAM ci si ritrova nella camera da letto del dottor David Melrose e in meno di due facciate accade tutto: il cinismo e la ferocia con cui il piccolo Patrick viene violentato sono come un pugno nello stomaco… eppure non si può fare a meno di continuare a leggere. A questo punto l’antipatia per questo padre diventa odio: improvvisamente il lettore e Patrick hanno qualcosa in comune e qualsiasi cosa faccia Patrick, ogni sbaglio, ogni depravazione, ogni pentimento… in qualche modo lo giustifichiamo.
E’ solo al secondo libro della serie, 'Cattive notizie', che ho un deja-vu… e mi rendo conto che quella serie tv che avevo iniziato a guardare ed ho abortito quasi subito, nauseata, in realtà era proprio tratta da questo romanzo. Mano a mano che procedo con la lettura rivedo le scene iniziali di ‘Patrick Melrose’, in cui un bravissimo Benedict Cumberbatch (che in realtà è il motivo per cui mi sono incuriosita alla serie ed ho voluto provarla) si cala nei panni del rampollo debosciato che vola a New York per ‘raccattare’ i resti del padre morto.
Ebbene le scene iniziali della serie sono fortissime, una veloce discesa negli abissi della perversione e nemmeno Cumberbatch ha saputo convincermi a continuare a guardarlo. Senza volerlo, mano a mano che leggo rivedo le sequenze di quel primo episodio e riprovo lo stesso disgusto. Solo che adesso riesco a ricollegarlo a qualcosa di familiare: lo stile feroce di St Aubyn.
Il trailer della serie:
Everything has already been written about the Melrose series by Edward St Aubyn: why? For different reasons, without any particular order: the fact that it’s openly autobiographical and that the protagonist, who is the author’s alter ego, is raped at 5 and spends his youth on excesses (alcohol, sex and drugs), or that it took the author 21 years to write it (a real via crucis along the stations of his life), or that the writing started as a therapy… the elements for gossip were all there. Yet, the main reason seems to be St Aubyn’s unique style: magnetic, deep, ironic, tragic, smart… are only a few adjectives used to describe it.
It seems that writing helps people heal trauma because they can elaborate painful experiences and get rid of their burdens…. and -sometimes- it also reveals a great writer. So, Edward St Aubyn, like Zeno Cosini, starts writing an autobiographical story on the advice of his therapist.
In the end I pick up the Melrose series and start reading: everything begins with David Melrose (like in St Aubyn’s life), the doctor, whose portrait shows a mixture of snobbery and perverse cruelty to anyone, friends and family.
This man’s detachment, selfishness and vanity make you hate him immediately: he can be nasty even when he’s playing the piano.
“...he could turn the piano on them like a machine gun and concentrate a hostility into his music that made them long for the more conventional unkindness of his conversation”
While passing from one episode to the other where David seems to give the worst of himself and the reader feels like he or she is inside the dynamics of that dysfunctional family, something happens and WHAM you are in doctor David Melrose’s sleeping room and in a couple of pages everything happens: the cynicism and the savagery with which little Patrick is raped are like a fist in the stomach… and yet you can’t stop reading. Suddenly your dislike for this man becomes hatred and Patrick and the reader have something in common: anything Patrick does, any mistake, any depravity, any subsequent contrition… are somehow justified.
It’s only at the beginning of the second book of the series that I had a deja-vu… and I realized that the TV series I had started and immediately interrupted, because it made me sick, well… it was based on this novel. As I go on reading I see the beginning sequence of ‘Patrick Melrose’, in which a great Benedict Cumberbatch (who’s the real reason I was interested in the series and wanted to give it a try) steps into the shoes of the debauched scion while he flies to New York to pick up the remains of his dead father. That first sequence and scenes are really strong, an abrupt fall into the abyss of perversion: not even Cumberbatch made me want to watch it. As I read I can still see those scenes in my mind and I feel that same disgust. The only difference is that now they can be traced back to something familiar: St Aubyn’s fierce style.
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