Sulla scia di The Prestige ho preso The Islanders, sempre di Christopher Priest.
Appena ho iniziato a leggerlo ho subito pensato a Le città invisibili di Italo Calvino. Nonostante l’apparente distanza (spaziale, temporale, stilistica…) si tratta sostanzialmente della stessa operazione: un’operazione totalmente fantastica (ma al tempo stesso realistica e assolutamente verosimile) di topografia letteraria il cui scopo è molto diverso da quello dichiarato. In entrambi i casi, infatti, il lettore viene portato a riflettere sulla natura dell’esistenza e la percezione del reale: identità, memoria, esperienza… quanto è soggettivo di ciò che percepiamo? Probabilmente tutto. Sarà che Calvino è in assoluto il mio scrittore italiano preferito, ma la sua digressione in questo mondo fantastico è maggiormente filosofico-matematica rispetto a Priest, la cui opera è più focalizzata sulla relazione dei vari personaggi con i paesaggi ed ogni tanto questa relazione assume toni misteriosi, quasi inquietanti (d’altronde è principalmente uno scrittore fantascientifico). Con questo non voglio sminuire il libro di Priest, che ho letto in originale ed ho trovato estremamente fantasioso: è incredibile la capacità di creare un intero atlante dal nulla.
Le isole di Priest sono spesso racconti frammentati, ma in Calvino la cornice è chiara e la struttura è matematica. La cornice: Marco Polo dialoga con l’imperatore Kublai Khan e gli descrive le città del suo regno, che è così vasto da non consentirgli di conoscerlo interamente.
Il paradosso: un uomo che ha lasciato (e quindi ‘perso’) la propria città racconta ad un uomo che ne possiede una infinità ma non ne conosce neanche una. Le versioni che Marco si inventa non sono altro che mille sfaccettature della sua Venezia, che lui conosce profondamente e che riesce a reinterpretare e reinventare in mille modi; mentre il Khan prende per buoni i suoi racconti perchè delle sue molte città non ne conosce neanche una.
La struttura: 18 dialoghi che incorniciano 9 capitoli, per un totale di 55 città raccontate, suddivise in 11 tipologie e distribuite con un criterio di rotazione degli elementi (siamo nel campo della combinatoria narrativa…).
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