L’interesse per l'argomento nasce dagli studi post-universitari, anni dedicati all’esplorazione delle varie sfaccettature dell’Imperialismo britannico: autori contemporanei, teorie del postcolonialismo, ecc.
Spinta dalla curiosità di ritrovare qualcosa di familiare ho letto con piacere il libro della Trollope anche se ho avuto più volte la sensazione di un susseguirsi di brevi aneddoti su questa o quella donna, spesso a confronto, che rende più difficile farsi un quadro generale.
Il quadro generale, comunque, è quello di ambienti e vite difficili a cui non c’erano molte alternative.
I nomi di coloro che hanno fatto la differenza però ci sono ed hanno alcune caratteristiche in comune: donne forti e rivoluzionarie. Tra queste donne quella che spicca maggiormente è senza dubbio Florence Nightingale… un personaggio davvero da scoprire.
In un’epoca in cui si riteneva che le donne non necessitassero di una educazione e non c’era spazio per l’intraprendenza femminile, le colonie erano l’unica via di fuga. Dall’India all’Africa alla Nuova Zelanda queste donne hanno lottato contro climi avversi, uomini assenti, lingue e culture sconosciute, il tutto sempre nella convinzione di rendere un grande servizio al proprio Paese e che il loro sacrificio non fosse vano.
Il periodo preso in considerazione dalla Trollope è quello della cosiddetta ‘Era of Confidence’ secondo A. J. Greenberger (The British Image of India, 1969), ovvero un momento in cui vi era ancora l’idea romantica di un impero da costruire, insieme ad una grande fiducia nei valori britannici. Il colonizzatore si sentiva superiore ed era convinto di portare l’esempio della propria superiorità culturale con sé. Era un ideale eroico fatto di devozione, moralità, onestà e, soprattutto, senso del dovere e abnegazione. C’era il concetto del ‘White Man’s Burden’, il fardello dell’uomo bianco, da una poesia di Kipling, che contribuì a dipingere l’ufficiale in India come un eroe in quanto disposto a sacrificare anche la propria vita nella missione civilizzatrice assegnatagli.
In questo libro alcune donne fanno la stessa fine, animate dal senso di dedizione dei loro mariti e per restare al loro fianco.
My interest on the topic started during the years at university after my degree, years devoted to the exploration of the many faces of British colonialism: contemporary authors, postcolonial theories, etc.
I was happy to come across something familiar and I’ve read Joanna Trollope’s book with great interest… even if I sometimes had the impression of a long succession of short anecdotes on this or that woman in particular, which is maybe curious but doesn’t help the reader grasp the bigger picture.
And the big picture was one of difficult settings and hard lives to which there were often no alternatives.
The names of those who made a difference are all in the book and they have something in common: they were all strong and revolutionary women. Among them the one who really stands out is Florence Nightingale… a role model.
In an age when men thought women didn’t need education and when there was simply no room for out-of-the-ordinary women, colonies were the only way out.
From India to Africa and New Zealand these women fought against adverse weather conditions, absent men, unknown languages and cultures… and everything in the belief that they served their Country and their sacrifice was not in vain. The period covered by Ms Trollope is the so-called ‘Era of Confidence’ according to A. J. Greenberger (The British Image of India, 1969), that is a period in which there was still a romantic idea of an empire to build, together with a great confidence in British qualities. The colonizer felt superior and was totally convinced he was an example of his cultural superiority. It was a heroic ideal characterized by devotion, morality, honesty and, above all, sense of duty and abnegation. It was the idea of the ‘White Man’s Burden’, from a poem by Kipling, that contributed to depicting the British officer in India like a hero because he sacrificed his life in a civilizing mission.
In Trollope’s book some of those women live their lives with a sense of devotion to their husbands and sacrifice everything to be by their side.
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