Tutto comincia con la frase: “Did you know you had a double in Tasmania?” (Sapevi di avere un omonimo in Australia?) … ed è così che Nicholas Shakespeare prende e attraversa il globo per incontrare il suo omonimo. D’altronde, è cresciuto tra Francia, Cambogia, Argentina, Perù e Marocco. E’ evidente che la propensione al viaggio ce l’ha nel sangue.
Mentre scava nel passato della sua famiglia (un viaggio alle radici del suo albero genealogico), Nicholas Shakespeare ci racconta la storia di un Paese che un tempo si chiamava Van Diemen’s Land e che ora conosciamo come Tasmania.
I due percorsi (quello genealogico e quello storico) sono in realtà accomunati da una persona, Anthony Fenn Kemp che, a quanto pare, è stato, contemporaneamente, un avo di Nicholas Shakespeare ed uno dei personaggi più importanti nella colonizzazione di quell’isola, al punto da meritarsi il soprannome di ‘Father of Tasmania’. La partenza è, in entrambi i casi, dall’Inghilterra e l’approdo è, ovviamente, la Tasmania con tutte le sue vicende storiche, in gran parte delle quali c’era lo zampino di Kemp. Ma Kemp si rivela fin da subito un personaggio ben lontano dal colonizzatore con una missione: corrotto, truffatore, millantatore, fornicatore, bugiardo... insomma un vero furfante. Eppure, il territorio avrebbe subito un diverso destino se non fosse stato per lui.
A quanto pare tutto ciò che ha a che fare con la Tasmania è in qualche modo ambiguo, a partire dall’isola stessa che da landa inospitale e infernale qual era, è diventata un luogo paradisiaco. Anche il rapporto con gli aborigeni è stato ambiguo: considerati pacifici e innocui durante la colonizzazione, si rivelarono poi feroci di fronte all’operazione di marginalizzazione operata a loro danno. Gli abitanti stessi della Tasmania sono in buona parte discendenti dai detenuti che venivano deportati dal Regno Unito… e solo i peggiori criminali finivano su quell’isola. In particolare, Sarah Island era il posto in assoluto più temuto dai prigionieri: “christened Devil’s Island by the convicts”.
Di qui la loro riluttanza ad indagare su questioni genealogiche, poichè le risultanze di una tale ricerca avrebbero quasi certamente rivelato discendenze o da detenuti o aborigene (molti detenuti si accompagnarono e/o ingravidarono donne aborigene).
E proprio quando pare che tutto sia finito, con Kemp vecchio e morente nella sua tenuta, ecco che salta fuori un altro antenato, anch’egli emigrato in Tasmania. Così la storia del Paese non viene interrotta, anche se prende un’altra piega. Questa volta segue lo scrittore SPB Mais, nonno dell’autore, e ci porta a Petre Hordern, un gentleman in bancarotta che riparò in Tasmania con la speranza di risollevarsi e che invece finì la sua vita come un reietto e in disgrazia.
Shakespeare indaga anche la presunta scomparsa degli aborigeni locali, ripercorrendo le tappe della colonizzazione alla luce, anzi in questo caso all'ombra, della scomparsa degli abitanti originari. Una scomparsa silenziosa ma non senza tracce. Ci si era dimenticati delle unioni tra i primi convicts e donne aborigene, da cui discendono quasi tutti gli aborigeni rimasti seppure di sanguemisto. Anche chi aveva solo 1/60 di sangue aborigeno ha scelto di lasciar predominare questo lato e di definirsi aborigeno.
It all started with a sentence: “Did you know you had a double in Tasmania?”... and so it was that Nicholas Shakespeare flew across the globe to meet his namesake. Besides, he grew up between France, Cambodia, Argentina, Peru, and Morocco. He clearly has an inclination towards travel in his blood.
While he’s digging into his family’s past (it’s a journey to the roots of his family tree), Nicholas Shakespeare tells the reader the story of a land that was once called Van Diemen’s Land and we now know as Tasmania.
There are two journeys, actually: a historical one and a genealogical one. They have one person in common, Anthony Fenn Kemp, who was Nicholas Shakespeare’s ancestor as well as one of the most important figures in the history of the island. He was even nicknamed ‘Father of Tasmania’. For both (Nicholas and Anthony) the departure point was England and the destination was Tasmania. Mr Kemp soon turns out to be anything but the traditional colonizer with a mission: he was a corrupt con man, a braggart, a fornicating liar… in short, a real scoundrel. And yet, the fate of the country would have been completely different without him.
All that is related to Tasmania is somehow ambiguous: the island itself started as a hostile and inhospitable land and then became a heavenly place. The same is true for the relations with the aborigines, who were considered peaceful and harmless at first, but they turned out to be fierce when they were marginalized. Tasmanians are mostly descendants of deported convicts from the UK… consider that only the worst criminals were expatriated. Sarah Island, in particular, was the most feared place by the prisoners: “Christened Devil’s Island”.
That’s why they are reluctant to look into genealogical matters, as research findings would almost certainly reveal descent from convicts or aboriginal women.
Just when everything seemed over, with an old and dying Kemp, another emigrating ancestor comes out… and the history of Tasmania takes a different turn. This time it’s about writer SPB Mais -the author’s grandfather- and it takes us to meet Petre Hordern, a bankrupt gentleman who escaped to Tasmania hoping to recover economically but ended up a disgraced outcast.
Mr Shakespeare also investigates the disappearance of local aborigines, retracing the steps of colonization: a silent disappearance but not without trace. The relationships between convicts and aboriginal women gave birth to almost all the aborigines on the island. People who had only 1/60 of aboriginal blood chose to identify as aboriginal because they felt strongly connected to that part.
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