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Odio la matematica… la odio davvero… e anche i numeri! Questo da quando avevo otto anni e la maestra calava le sue unghie sul mio cranio indeciso ogni qualvolta non risolvevo un problema o un’operazione in tempo… così, io che già faticavo con i numeri sono arrivata ad averne proprio terrore.
Ed ora eccomi qui ad affrontare un autore che ha dedicato la sua vita ai numeri e ha scritto solo di matematica. Ero certa che non ce l’avrei fatta… ma volevo almeno provarci. Così ho preso in mano ‘L’ultimo teorema di Fermat’, il libro che ha dato il successo a Simon Singh.
Invece… devo ammettere che lo stile di Singh è avvincente: mi sono ritrovata a leggere volentieri e con curiosità le vicende di Pitagora ed ho trovato perfino interessanti le varie scoperte che vengono illustrate.
D’altronde, chi non sarebbe quanto meno incuriosito da una frase come “stava sviluppando il linguaggio che avrebbe consentito… di descrivere la natura dell’universo”. Non si può non iniziare a riflettere sul fatto che la matematica è un linguaggio che descrive tutto ciò che ci circonda… e il pensiero è un po’ inquietante per me.
Si sente che Singh vede la bellezza nei numeri e nei processi matematici… in alcuni punti riesce perfino a trasmetterti il fascino di una dimostrazione e la certezza che ne emerge una volta completata.
Ma torniamo al libro, che racconta la storia di un teorema matematico che, a quanto pare, ha tenuto impegnati i matematici di ogni Paese per più di tre secoli. E’ incredibile che la più grande sfida che sia mai esistita sia stata lanciata da qualcuno che NON era un matematico, bensì un dilettante, un appassionato.
E così, il libro ci racconta le vicende di coloro che si sono dedicati a risolvere la sfida compiendo dei piccoli progressi, ponendo le basi per la ‘strada di mattoni gialli’ che avrebbe condotto infine Andrew Wiles, docente dell’Università di Princeton, a risolverlo nel 1993… dopo soli 356 anni!
Questo ci fa capire come la matematica, effettivamente, sia un linguaggio universale ma, soprattutto, ci fa capire quanto i matematici siano perseveranti… oppure folli!
Sulla scia dell’entusiasmo per questo libro ho deciso di affrontare anche Codici & segreti, che racconta la storia dei messaggi cifrati dalle origini ad oggi. Anche questo testo è interessante, ma è più spersonalizzato… punta meno sulle vite rivoluzionate delle persone e risulta più enciclopedico. E’ una sorta di elenco cronologico delle varie invenzioni partendo dalle prime scritture segrete fino ai codici elaborati dai computer. Lo stile di Singh è sempre molto piacevole e devo riconoscere che è un grande divulgatore, perchè riesce a spiegare e farti capire anche concetti complessi… ma devo ammettere, con vergogna, che ho abbandonato il libro circa a metà.
I HATE Mathematics… I really really HATE it… and numbers as well! I have been hating it since I was 8 and my primary teacher’s nails fell upon my uncertain head any time I wasn’t able to solve a problem or an operation… so, as I had difficulties with numbers I got really afraid of them.
And now here I am with a writer who has dedicated his whole life to numbers and has written only about Maths. I was sure I couldn’t do it… but I wanted to try. So I took ‘Fermat’s Last Theorem’, the book that gave Simon Singh success.
Well… I must admit that Singh’s style is engaging: I found myself reading with pleasure and curiosity about Pythagoras and I was even interested in the different discoveries Singh explains.
Moreover, who wouldn’t be intrigued by a sentence like “he was developing the language which would enable him and others to describe the nature of the universe”.
You can’t avoid thinking that Maths is indeed a language that can describe everything around us… and the thought is quite disturbing to me.
However, you feel that Singh sees beauty in numbers and mathematical processes… in some points he can even convey the fascination of a demonstration and the certainty as soon as you have completed it.
But let’s go back to the book, which tells the story of a mathematical theorem that, it seems, has kept the world’s most prominent mathematicians busy for over three centuries. It’s almost unbelievable that the biggest challenge of all the times was thrown by someone who WASN’T a real mathematician, but an amateur, an enthusiast. So, the book tells about the stories of those who devoted their lives to solving that challenge and made small progresses, so that they laid the foundations for the yellow brick road that would eventually lead Andrew Wiles, professor at the University of Princeton, to solve it n 1993… after 356 years!
This makes us understand how Maths is, after all, a universal language but, above all, it makes us understand how much mathematicians are persevering… or crazy!
Led by enthusiasm for this book I decided to start The Code Book, that tells the story of encrypted and coded messages from their origins to today. I found this book very interesting, too… but a little more depersonalized… it doesn’t focus much on revutionalized lives and is more encyclopedic. It’s a sort of chronological list of inventions starting from the first secret codes up to computer-created codes. Singh’s style is always very pleasant and he’s a real storyteller, because he can explain and make complex concepts clear to you, but I must admit -not without shame- that I gave up the book when I was halfway through.
Leggi gli articoli relativi a Simon Singh come eMagazine:
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