15 lug 2024

PHILIP RIDLEY: Fenicotteri in orbita

 


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Nato a Londra, Philip Ridley è un artista eclettico: ha scritto romanzi, opere teatrali, libri per ragazzi, testi per il cinema, ed è anche regista.

Dalle sue opere, soprattutto quelle pensate per un pubblico adulto, emerge un tema ricorrente, quasi ossessivo, quello della memoria, del ricordo. In qualche modo tra il presente e il passato dei suoi personaggi c’è sempre una frattura: a volte lo sforzo per sanarla è immenso, a volte è esattamente il contrario e i personaggi sembrano fare di tutto per mantenere la distanza da qualcosa accaduto ‘prima’. 

In generale, comunque, lo sguardo è sempre sfiduciato. In un certo senso mi ricorda il pessimismo cosmico leopardiano, rivisitato in chiave moderna. Lo definirei un pessimismo post-adolescenziale: come a dire, nessuno sopravvive indenne all’adolescenza. 

Nella serie di racconti della raccolta Fenicotteri in orbita sembra non esistere un'adolescenza felice:  tutti i suoi protagonisti sono ragazzini che devono affrontare una dura realtà, talvolta domestica, e in qualche modo ne restano più che segnati, sfregiati per il resto della loro esistenza, in una sorta di disfattismo cosmico. 

In linea di principio, è un punto di vista che non condivido e che non apprezzo molto… ma lo stile con cui lo fa mi piace moltissimo. Le parole scivolano via sulla pagina con una incredibile naturalezza… e sono sempre quelle giuste, nè troppe, nè troppo poche. La frattura interiore dei personaggi, non è affatto semplice da capire… viene svelata per gradi, grazie ad una sapiente alternanza dei piani temporali: ieri, oggi, domani… si mescolano e quasi si confondono fino a consentire al lettore di completare il puzzle e farsi un’idea del quadro generale (che comunque è desolante). Ho davvero ammirato la maestria con cui riesce a fare questa operazione, che in un racconto non è così semplice. Non ci sono i tempi dilatati che offre un romanzo e i continui salti temporali rischiano di rendere il ritmo del racconto sincopato, l’andamento singhiozzante. Invece no, questa è la qualità che ho apprezzato maggiormente nello stile di Ridley.

Ma ho avuto anche la sensazione che tutto ciò che mi disturbava leggendo le sue storie, fosse lì appositamente per quello… per inquietare. Alcuni critici hanno parlato di ‘fantasie malate’... in effetti, di situazioni disturbanti ne ho trovate diverse e ce ne sono un po’ per tutti i gusti, secondo me volutamente. Ad esempio, io sono molto sensibile nei confronti degli animali e in un paio di racconti ci sono passaggi che ho davvero faticato a leggere.







PHILIP RIDLEY: FLAMINGOES IN ORBIT
Born in London, Philip Ridley is an eclectic artist: he’s written novels, dramas, children’s books, scripts, and he’s also a film director.
His work shows a recurrent, almost obsessive theme (in particular in his books for adults), that is memory, remembrance. There’s always some kind of fracture between past and present in his characters: they sometimes make a tremendous effort to heal it; other times it’s the opposite and the characters do everything to keep their distance from something that had happened ‘before’. However, in general the perspective is discouraged (and discouraging). That reminds me of Giacomo Leopardi’s cosmic pessimism, maybe revisited in a modern key. I would call it post-adolescent pessimism: as if to say, no one survives adolescence unharmed.
In the collection of short stories Flamingoes In Orbit a happy adolescence doesn’t seem to exist: all his protagonists are teens who must face a harsh reality, sometimes domestic, and are somehow marked by it… or rather scarred for the rest of their life, in a sort of cosmic defeatism. 
Generally, it’s a point of view I do not agree with and I do not appreciate much… but I really liked Ridley’s style. His words literally slip one after the other on the page with incredible naturalness… and they are always right, neither too many nor too few. The characters’ inner fractures are not easy to understand… they are revealed in stages, thanks to a carefully calculated alternation of temporal levels: yesterday, today, tomorrow… mix and merge and gradually allow the reader to complete the puzzle and get an idea of the big picture (which is desolate, anyway). I really admired the skill with which Ridley can do that and it isn’t easy in a short story where there are no dilated times and the constant time-shifts can get a syncopated rhythm as a result. But no, this is the quality I appreciated the most in Ridley’s style.
However, I also have a feeling that everything that disturbed me reading his stories, was there specifically for that reason… to disturb. Some critics talked about ‘sick fantasies’.. Indeed, I found many different disturbing situations and there is something for everyone, intentionally. For example, I’m sensitive to the suffering of animals and in a couple of stories there are passages I really struggled to read to the end.

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