16 feb 2012

Marina Warner: Il padre perduto

Read it in English Il padre perduto, unico libro della Warner tradotto in italiano finora, ha confermato quelli che erano stati i miei sospetti su Indigo, ovvero che lo stile della Warner non mi piace per niente. Avevo avuto l’impressione, leggendo Indigo, che si perdesse troppo nelle descrizioni e nei dettagli, ma ero così presa dal tema shakespeariano da rimanere con il dubbio di essere semplicemente troppo stressata… sapete com’è quando si vuole leggere un libro ma si è in un periodo di grandi impegni e anche quando finalmente si aprono le pagine del libro che vorresti leggere, la mente non è libera e non si riesce a ritrovare la concentrazione per immergersi nelle vicende e lasciarsi trasportare dagli eventi…
Ora invece ne sono certa: Marina Warner cede troppo alle descrizioni e al dettaglio. E’ un continuo tergiversare, approfondire, insistere su oggetti, elementi, descrizioni ad ogni passo che i personaggi compiono. Ogni paragrafo sembra un esercizio di scrittura creativa (sapete quelle cose che ti fanno fare ai corsi… di partire da un’azione e riscriverla aggiungendo continuamente informazioni fino ad ampliare un momento narrativo a dismisura?). Personalmente trovo che, nel momento in cui è esagerato, ostacoli la lettura suonando falso, artefatto. In un certo senso tradisce il patto tra scrittore e lettore.
Detto ciò, ribadisco però l’impressione della Warner come di una scrittrice dalle grandi trovate narrative. Intendo dire che, come per Indigo, l’idea di fondo, i personaggi e la storia sono ben congegnati. Bellissimi. L’ambientazione de Il padre perduto è stupenda: il periodo delle grandi migrazioni in America. La storia di questa famiglia tra l’Inghilterra degli anni ’80 (dove inizia la vicenda), l’Italia del Sud di inizio secolo (alle origini della famiglia che poi ha emigrato) e America (dove parte della famiglia è rimasta e parte, invece, ha preferito tornare in Italia), le figure femminili e i legami di amicizia e parentela che le legano, perfino l’idea di un diario dentro il romanzo... è tutto molto bello. Peccato per l’istinto irrefrenabile di saltare riga dopo riga, pagina dopo pagina.






The Lost Father is the only book by Marina Warner being translated in Italian (at the moment). It confirmed my impressions of Indigo: that I don’t particularly like Ms Warner’s style. Reading Indigo, I had the impression that the author gets caught up in the long descriptions and in the details, but I was really intrigued by the shakespearean themes so I thought it was my fault… because I was very busy at the time and my mind was not free enough to concentrate and plunge into the story.
In this book it’s quite clear: she indulges too much in descriptions and details. It’s a constant procrastination of the story due to insights on people or objects and long descriptions of every move of the characters. Every single paragraph sounds like an exercise in creative writing (those you are asked to produce at creative writing classes). My personal impression is that -when it’s too much- it stops the reading flow and sounds false, artificial. This somehow breaks the pact between the writer and the reader.
Apart from that, I think that Marina Warner has great stunts from the narrative point of view. In Indigo, for example, the setting as well as the characters are well thought-out. Wonderful. The setting of The Last Father is wonderful,too: the period of poverty and migration to overseas countries like America. 
The  story of a family between England -where the story begins, in the 80’s- South Italy at the beginning of the 20th century -back to the origin of the family- and America -where part of the family lives, whereas part of the family went back to Italy. The female characters and the bonds of friendship and the family ties that link them are great, as well as the idea of a diary inside the novel.

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