14 mag 2024

THE VOYAGE HOME: un viaggio negli abissi dell’anima postcoloniale

 

Ho scelto di iniziare con The Voyage Home perché considerato un testo in linea con le teorie postcoloniali, di cui mi sono occupata ai tempi dell’università e che mi hanno sempre interessata. La trama principale è incentrata sul viaggio in nave dal Lagos all’Inghilterra di una donna che ha appena presenziato al funerale del padre, missionario in Nigeria negli anni ‘60. Il dialogo tra il presente e il passato ha come strumento un diario nel quale il padre ha descritto minuziosamente la sua vita in un villaggio nel Biafra. Sulla nave la donna (Anne) incontra due clandestini che le chiedono aiuto… un aiuto che lei alla fine non riesce a dare. 

L’alternarsi tra le vicende sulla nave e l’avvio della missione mette gradualmente in evidenza le relazioni (a più livelli) tra le due storie, mettendo in campo molte questioni su cui riflettere. Mano a mano che la lettura del diario procede, la figura del grande missionario perde smalto e rivela i lati oscuri e il profondo pregiudizio che ha caratterizzato il suo approccio non solo nei confronti della cultura locale ma anche della donna: colui che si erge a moralista in realtà è proprio la persona la cui morale vacilla di più. 

E’ una storia molto introspettiva e forse il fallimento di Anne nell’aiutare i clandestini non è altro che il risultato dell’educazione ricevuta… un risultato disastroso: emerge il ritratto di una donna debole, senza carattere, che tende a lasciarsi sottomettere, non riesce a prendere decisioni concrete e quando le prende è in preda all’ansia e alla confusione.

Il viaggio geografico è in secondo piano rispetto al viaggio interiore e alle origini del sé e la presa di coscienza finale (da parte di Anne) è deludente e frustrante: “a waste land of the soul”.

Ho apprezzato lo stile della Rogers, molto poetico e preciso al tempo stesso.

Le questioni più interessanti, a mio avviso, sono state quelle postcoloniali: il retaggio del colonialismo, l’immigrazione illegale, viene affrontato in maniera speculare. Il primo in relazione al padre, il secondo in relazione alla figlia. Nonostante ciò, nulla sembra essere cambiato: in entrambi i casi assistiamo agli esiti tragici di un ottuso moralismo, ad una paralisi quando si tratta di aiutare veramente chi ha necessità.

Altra questione interessante presente nel libro a vari livelli è quella femminile: le figure maschili tendono ad abusare delle donne fisicamente e/o psicologicamente e tutto ciò sembra tradursi in una serie di maternità mancate o traumatiche. Un tema che, ho letto, ricorre spesso nelle opere della Rogers. 






THE VOYAGE HOME: A VOYAGE INTO THE ABYSS OF THE POSTCOLONIAL SOUL

I’ve chosen The Voyage Home because it is considered in line with postcolonial theories, which I studied at university and I have been interested in since then. The main plot revolves around a woman and her ship voyage from Lagos to England. She has been to her father’s funeral in Nigeria: her father was a missionary and the story is set in the 60’s. There’s a dialogue between past and present thanks to a diary, where his father accurately described his life in a small village in Biafra. On the ship she meets two stowaways, who ask her for help… and in the end she fails to help.

The events alternate between the ship and the period when her father started his missionary job in Africa: this alternation emphasises the relationships (at different levels) between the two stories, and makes the reader reflect. As the reading progresses, Anne’s idea of her father as a great missionary gradually loses its lustre and the diary reveals the dark sides and the strong prejudice behind his father’s attitude towards the local culture…  and towards women: he who stood as a moralist was the one whose morality was faltering.

It’s a very introspective story and maybe Anne’s failure in helping the stowaways is the result of the education she received… a tragic result: what emerges is a portrait of a weak woman, without character, who tends to let men dominate her, who can’t make decisions and if or when she makes them she’s anxious and in the grip of confusion. 

The geographical journey is secondary to the journey within herself, her origins. Anne’s final awareness is disappointing and frustrating: “a waste land of the soul”.

I have appreciated Jane Rogers’s style, poetic and accurate at the same time.

The most interesting issues, I think, were the postcolonial references: its legacy in illegal immigration is dealt with in specular manner. At first dealing with Anne’s father, and then with Anne. Nothing seems to have changed: in both cases we can witness the tragic outcomes of obtuse moralism, of a paralysis in front of those who really need our help. 

Another interesting theme in this book is the issue of women: the male characters tend to (physically and/or psychologically) abuse women and the result seems to be a series of missed or traumatic motherhoods. It’s a theme we can find in other works by Jane Rogers, I found out.

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