4 lug 2022

Penelope Shuttle's Poetry

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E siamo di nuovo alla poesia: questa volta si tratta di una poetessa che vive in Cornovaglia e da quel paesaggio trae spesso ispirazione.

Nella sua poesia è forte la presenza degli elementi naturali ed ama mescolare il quotidiano con il mito e la magia. 


Ho scelto di leggere Four Portions of Everything on the Menu for M’sieur Monet! soprattutto perchè adoro l’arte e il riferimento agli impressionisti mi ha incuriosita subito. Penelope le definisce ‘travelling poems’... poesie di viaggio, ispirate da ciò che ha visto: opere d’arte, strutture, edifici, giardini, paesaggi.

Sono sempre stata affascinata dalla commistione tra le arti: letteratura e arte, arte e cinema, cinema e letteratura, architettura e letteratura… non c’è fine alle combinazioni possibili. Tutto ciò che vediamo,  che sentiamo, che leggiamo, ci influenza in qualche modo… è inevitabile… perchè entra a far parte di noi. 


Ogni poesia in questo libriccino, quindi, è collegata ad un luogo che Penelope ha visitato: fortunatamente alla fine del libretto Penelope ci offre la chiave di interpretazione attraverso una legenda dei luoghi e dei riferimenti.

Devo ammettere che il titolo è intrigante e, apparentemente, ha poco a che fare con il tipo di poesie incluse nella raccolta. Fino a che non si scopre che Monet era un ‘mangione’ e che il ritmo della pittura di Monet era segnato dalla voracità della sua fame. A questo proposito, ho trovato una graziosa edizione del ricettario di famiglia del pittore, che ho prontamente ordinato e non vedo l’ora di leggere.


‘Park Street’ è la poesia che apre la raccolta e dal menu in fondo scopriamo che è collegata alla cittadina di Bristol: è una passeggiata sulla via principale, con l’occhio che scivola sulle insegne dei negozi a lato strada, uno dietro l’altro… eppure… c’è qualcosa che non va… i nomi dei negozi sembrano sorpassati… impressione che viene rafforzata dall’immagine dei cavalli… così mi rivolgo a Google Maps per esplorare quella via e, come immaginavo, non vi è traccia di un Cathedral Temperance Hotel. Cerco meglio in rete e mi imbatto sull'account Flickr di un certo Paul Townsend che ha caricato una serie di foto storiche di Bristol… ed eccola lì… la Park Street della poesia… nel 1900. La descrizione del fotografo corrisponde perfettamente con quella che ritroviamo nella poesia, parola per parola… ed ecco che la Shuttle ci ha portati a passeggio nel tempo e si diverte giocando con il suono prodotto da un elenco di inizio ‘900.

L’immagine dei cavalli viene presto spiegata: si tratta di una via in salita e, a quanto pare, era così ripida da richiedere ben due cavalli per tirare il tram dell’epoca. Il lavoro dei cavalli segna il ritmo della poesia e la divide idealmente in tre parti: la salita, l’arrivo in cima e la scomparsa dalla vista una volta che inizia la discesa dall’altra parte… ma la scomparsa è anche quella causata dal tempo “everything vanishes, never to be seen again”.

Quello che si riesce ad immaginare è uno scorcio di inizio Novecento, fatto di attività commerciali e taverne dai nomi tipici dell’epoca che, evidentemente, Penelope ammira, visto che parla di un tocco di stile.. e sembra che questo stile sia perduto. In effetti, ho percorso Park Street oggi su Google Maps e quello che ho visto mi ha fatto riflettere sul potere del tempo, che altera e cancella tutto senza che la gente nemmeno se ne accorga.


Anche la poesia intitolata al fiume Tamigi ha toni nostalgici che assumono i colori dell’infanzia nel momento in cui la poetessa torna bambina alle passeggiate con la zia in ‘Auntie and me’... ma non si tratta del Tamigi londinese, bensì quello più immerso nella natura, quello delle rive del Middlesex, in particolare il percorso da Staines a Windsor. Ho ritrovato un sito che ripropone quella stessa passeggiata (LINK), così ho ritrovato qualche punto del percorso, come Bell Weir Lock e le immagini dei piroscafi, dei cigni e delle anatre, fino a Windsor, con l’immagine del castello visto dal sentiero e le houseboats.


La poesia che chiude la raccolta è anche quella che le dà il titolo: “Four Portions of Everything on the Menu of M’sieur Monet!”: direi che la raccolta si chiude in maniera circolare, tornando all’inizio del 1900. La poesia, infatti, si apre con una data, 1902, ed un luogo storico che riflette quel periodo perfettamente, il Savoy (l’hotel che ha ospitato i maggiori artisti e letterati tra fine Ottocento ed inizi Novecento) e una tradizione a cui fa subito riferimento Penelope, piazzando Monet “in the same rooms occupied by Whistler”. Qui Monet soggiorna d’inverno per poter dipingere il fiume Tamigi misterioso e avvolto nella nebbia. 


“EVERYONE LOVES THE TAMES / OLD UNCLE RIVER”








PENELOPE SHUTTLE’S POETRY

Here’s another poet: this time it’s a woman who lives in Cornwall and draws inspiration from that landscape. In her poems natural elements are pervasive and she often mixes everyday life with myth and magic. 

I started with Four Portions of Everything on the Menu for M’sieur Monet! mainly because I simply adore Art and the reference to Impressionism caught my attention. 

Penelope defines them as ‘travelling poems’... poems inspired by what she saw in her travels: works of art, buildings, gardens, landscapes… I have always been fascinated by the blend between different arts: literature and art, art and cinema, cinema and literature, architecture and literature… the combinations are endless.

We are somehow influenced by everything we see, we feel, we hear, we read… it’s inevitable… because it becomes part of us.

Every single poem in this little book has a special link with a place Penelope has visited: thankfully, at the end of the book Penelope gives us a key to understand that, a list of the places and references.

I must admit that the title is really intriguing even if, apparently, it has little to do with the poems in the collection. But then… you discover that Monet was known as a big eater and that the rhythm of his painting was kept by the voracity of his hunger. I’ve also found online a pretty edition of the painter’s family cookbook… and I can’t wait to read it.


‘Park Street’ is opening poem and we soon learn from the keys at the end of the book that it refers to Bristol: the poem is like a stroll along the streets of the city, the eyes dwelling on the shop signs along the road, one after the other… and yet… we feel that there’s something wrong… the names on those signs are somehow out of date… the impression is strengthened by the horses… and that’s where I stopped reading and searched for the street on Google Maps. Well, as I imagined, there’s no Cathedral Temperance Hotel. So… I kept on searching and stumbled upon the Flickr account of a guy named Paul Townsend who has a series of historical photos of Bristol… and there I found it… the Park Street in the poem… it was in 1900. The photographer’s description in the website matches perfectly the poem, word for word. So, we understand that Ms. Shuttle has taken us for a walk in time and enjoys the sound of a list from the early twentieth century. As regards the horses, the street was so steep that two horses pulled the tram. Their work keeps the rhythm of the poem and divides it in three parts: the ascent, the arrival on top, and the street disappearing during the descent… with a metaphor on the passing of time (“everything vanishes, never to be seen again”). What we can almost see is a glimpse of the early 20th century with its commercial activities, taverns with typical names… names with some style… a style that is lost forever according to Penelope. And she’s right, because I took a virtual stroll along Park Street on Google Maps and what I saw made me think of the power of time that alters and erases everything.


The poem dedicated to the river Thames has nostalgic tones, too. It’s not the London Thames, but rather the river of the Middlesex banks, surrounded by nature.  ‘Auntie and me’ deals with the poet’s childhood and the walks with her aunt. In particular, the trail from Staines to Windsor. I also found a website that virtually reproduces that walk (LINK), so I could find out some points like Bell Weir Lock and the pictures of the steamers, the swan, the ducks, the houseboats,  even the picture of Windsor castle from the trail.

 

The final poem gives the collection its title: “Four portions of everything on the menu of M’sieur Monet!”. The collection has a circular ending, because we are brought back at the beginning of the 20th century. In fact the poem starts with a date, 1902 and a historical place, the Savoy Hotel. The Savoy hosted the greatest artists of the time and Penelope refers to that tradition when she puts Monet right there “in the same rooms occupied by Whistler”. It’s winter because the artist wants to paint a mysterious river Thames, shrouded in mist. 


“EVERYONE LOVES THE TAMES / OLD UNCLE RIVER”


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