29 dic 2019

David Storey: da rugbista a scrittore

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Non appena mi metto a caccia di informazioni scopro che è morto nel 2017…. di nuovo: come ho già dichiarato spesso, detesto scoprire che un autore che sto leggendo è morto. E’ davvero una delusione, perchè mi aspetto che siano viventi visto che la sfida riguarda proprio i contemporanei… ed è un rapporto con l’autore totalmente nuovo: mentre prima ho sempre studiato (e amato) grandi classici ed il punto di vista era su ciò che un grande autore aveva prodotto ed era anche possibile fare un bilancio della sua vita e delle tematiche principali trattati nei suoi libri…  ora cambia tutto, gli autori sono viventi ed il focus della lettura non è un bilancio di ciò che hanno prodotto, bensì una prima conoscenza. Mi capita spesso, infatti, di attendere nuovi libri scritti da qualcuno di cui ho già letto o di scoprire semplicemente per caso che ha pubblicato qualcosa di nuovo: non sai mai cosa dirà e scriverà ancora un autore che ti è piaciuto, magari prenderà nuove direzioni deludendoti o sorprendendoti, magari continuerà proprio sulla strada che hai amato tanto… davvero, c’è un coinvolgimento emotivo totalmente diverso. Ecco perchè, lo ribadisco, detesto scoprire che sono deceduti.
Torniamo al povero David: originario dello Yorkshire, figlio di un minatore, sportivo per un periodo, insegnante per un periodo ed infine scrittore… fondamentalmente scrive di ciò che conosce: il rugby e il mondo dello sport in generale, in seguito ai suoi anni da giocatore; il lavoro al montaggio di tendoni, riutilizzato in The Contractor, l’insegnamento che ha esercitato brevemente, la vita dei minatori. Ama esplorare conflitti familiari, la follia, i fallimenti… e le emozioni forti. I suoi protagonisti sono sempre personaggi maschili machi ma al tempo stesso sensibili.
Ho scelto di leggere il suo primo romanzo, che è anche quello che l’ha portato alla notorietà e grazie al quale ha vinto il MacMillan Fiction Award. Ha scritto anche opere teatrali e poesie.
DAVID STOREY: FROM RUGBY PLAYER TO WRITER
As soon as I started looking for information on the net I found out he had died in 2017… again: as I have already stated, I hate finding out that the person who wrote the books I’m reading is dead. It’s really frustrating… and sad, because the assumption for my challenge is that the authors are living… and that’s the best part of it, too. It’s a total new relationship with the author for me as I used to study (and love) great classics from the past and it was easy to have a complete and clear view of who the author was and what he had written and what he wanted to say, because everything the author had written was available. Now it’s completely different, because the focus is not much on the writers and their lives but it’s mainly on their books and their books are the only way to know them better: you never know what your favourite writer will say or do or write… maybe he/she’ll take new directions and disappoint you or surprise you, maybe he/she’ll go on the way you liked… really, there’s a totally new personal/emotional involvement. That’s the reason why I hate finding out they are dead.
But let’s come to poor David: he was born and raised in Yorkshire, as a son of a miner, and he was a sportsman for a while, a teacher for a while and finally a writer… it’s important to say that he writes about what he knows: rugby and the world of sport in general, because he was a player himself; the work with tents, which was used for The Contractor, the teaching job, the life of a miner. He loves exploring family conflict, madness, failure… strong emotions in general. His protagonists are always kind-of-macho guys but at the same time they are sensitive.
I’ve decided to start reading his first novel, which brought him popularity and received the MacMillan Fiction Award. 

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