Di Sacred Hunger non mi ricordo moltissimo (sono passati un paio di
anni ormai da quando l’ho letto), ma ricordo sicuramente che l’ho letto tutto
d’un fiato e che ho seguito con trepidazione le vicende raccontate. Ho sempre
avuto un debole per le “storie di mare” ed ho iniziato a subire il fascino
delle navi da quando lessi “The Rhyme of the Ancient Mariner” di Coleridge. Il
romanzo di Barry Unsworth si apre subito menzionando la nave, la Liverpool Merchant, il cui ruolo centrale nella storia riguarda il
trasporto degli schiavi (all’inizio siamo nel 1752) dall’Africa all’America. I
protagonisti a bordo della nave sono due cugini tra cui non scorre buon sangue:
Erasmus Kemp (figlio di un ricco mercante) e Matthew Paris (dottore e
scienziato). Come sulla nave di Coleridge anche su questa si verifica un
ingiusto omicidio, dopo il quale cominciano ad accadere sciagure: una
misteriosa malattia inizia a decimare gli schiavi a bordo, i litigi tra i
membri dell’equipaggio ed il comando sono sempre più frequenti ed il viaggio
sembra destinato a finire male. A questo punto c’è uno spostamento temporale e
la storia riprende 12 anni più tardi, sorprendendo il lettore che si aspettava
un naufragio alla Coleridge: in questa ultima parte si seguono le vicende del
ritrovamento di una colonia di persone che vive in armonia con la natura in
qualche remota zona vicino alla Florida. Naturalmente si scoprirà che è abitata
da coloro che sono scampati al naufragio.
Ci sono anche echi shakespeariani: si mette in scena La Tempesta e le prove della rappresentazione intervallano il romanzo. Mi piacerebbe esplorare il rapporto tra il testo shakespeariano e la storia di Sacred Hunger, ma non lo farò: ho letto questo libro due anni fa, non ho tempo di rileggerlo ora e, soprattutto, voglio parlare di un'altra questione che mi colpì molto. Si tratta di una fortunata coincidenza.
Come ho già accennato, ero in vacanza. Stavamo soggiornando in una bellissima villa appartenuta ai conti Miniscalchi ed oggi trasformata in hotel al centro di un parco termale sul lago di Garda.
Proprio quando ero nel bel mezzo del libro ho notato alcune fotografie
d’epoca appese nella hall dell’hotel raffigurante un uomo di colore e mi sono
avvicinata. Sotto una di queste c’era la seguente didascalia:
“Bachit Caenda – Acquistato al mercato degli schiavi nel 1869 dal
Conte Miniscalchi”. Ho chiesto subito informazioni alla reception ed ho
scoperto che Bachit Caenda è stato uno schiavo molto particolare…
Come dice la didascalia della foto, Bachit fu acquistato dal Conte Miniscalchi nel 1869 e, oltre ad essere l'ultimo schiavo comprato in Italia, fu una persona molto particolare perchè si distinse per le sue qualità, diventando noto come interprete e traduttore e collaborando con i missionari comboniani. Ho fatto una ricerca online e l'ho trovato nominato in un testo storico su quel periodo di cui è disponibile l'anteprima presso Google Libri.
Adoro mescolare realtà e narrativa e quando accade per caso è ancora meglio, non trovate?
SLAVES' STORIES: SACRED HUNGER AND BACHIT CAENDA
I don’t remember much of Sacred Hunger (I read it a couple of years ago), but I remember reading it almost in one go and I also remember the trepidation for the events in the book. I’ve always been fond of ‘sea stories’ and I started feeling some sort of fascination for ships when I read ‘The Rhyme of the Ancient Mariner’ by Coleridge. Unsworth’s novel opens mentioning a ship, the Liverpool Merchant, whose pivotal role in the slave trade between Africa and America is soon revealed (the beginning of the novel is set in 1752). The protagonists aboard are cousins but there’s ill-feeling between them: they are Erasmus Kemp (a rich merchant’s son) and Matthew Paris (doctor and scientist). As aboard Coleridge’s ship here there’s a tragic and unfair homicide after which strange things happen: a mysterious illness reduces the number of slaves aboard the ship, quarrells between officers and members of the crew are more and more frequent, and the voyage seems ill-fated. At this point there’s a time shift and the story starts again 12 years later, and takes the reader by surprise denying him/her the pleasure of a Coleridgean shipwreck. In this last part the story of a settlement of people in harmony with nature is told. It’s somewhere near Florida. Of course, the settlers are those who survived the wreckage.
There are also shakespearean echoes: at the beginning the
characters put on a play -The Tempest- and their rehearsals come at
intervals in the novel. I would like to analyse the relationship between the
shakespearian play and the story of Sacred Hunger. But I won’t: I read the
novel two years ago, as I said, and I don’t have time to read it again now and,
above all, I want to write about another topic that struck me at the time. It was a lucky coincidence. I read the book while I
was on holiday. We were staying in a beautiful villa, which had belonged to Counts
Miniscalchi, today a hotel in the middle of a thermal park near Lake Garda.
When I was half way through the book, I happened to notice some old pictures on
the walls in the hall of the hotel: a black man was portrayed, so I got closer.
Under one of these pictures there was the following caption: “Bachit Caenda –
Bought at the slave market in 1869 by Count Miniscalchi”. I immediately asked
for information at the reception and I found out that Bachit Caenda was a very
special slave.
He was bought by Count Miniscalchi in 1869 and,
besides being the last slave in Italy, he was really special: he distinguished
himself as an interpreter and a translator and he was well known in Italy. I
tried an online research and I found out his name in a historical book on the
period. You can read the passage on his story at Google Books.
I love the mixture between reality and fiction… and
when that happens by chance it’s even better, isn’t it?
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