Due anni fa, prima di partire per una vacanza, mi ero fatta arrivare
dal fedelissimo Amazon Losing Nelson e Sacred Hunger di Barry Unsworth. Alla
fine optai per Sacred Hunger perché era un bel tomone di 630 pagine ed
ero sicura che in tutto relax lo avrei finito sicuramente. Rimando per ora il
commento sul libro per soffermarmi sull’autore… che scopro essere morto poco
tempo fa (4 giugno 2012). In Italia la notizia non ha circolato come avrebbe
dovuto, eppure ha trascorso gli ultimi anni della sua vita proprio da noi, a
Perugia: in compenso veniamo prontamente informati sul bebè di Belen o sulle
relazioni della Canalis. Non ho parole…
E’ vergognoso anche che la maggior parte dei suoi libri non siano
tradotti in italiano: ma come è possibile avere un autore di fama
internazionale che ha scelto di vivere in Italia e ignorarlo così? Non riesco
davvero a capire la politica delle case editrici. A parte L’isola di Pascali e La donna del rubino, la produzione di Unsworth non è stata
presa in considerazione… e alcuni dei suoi libri sono pure ambientati in Italia.
Eppure i suoi romanzi sono bellissimi, sono acclamati ovunque, hanno vinto premi
importanti (Booker Prize, tanto per cominciare).
Nel corso di questa mia sfida mi è capitato spesso di chiedermi
‘Perché non è stato tradotto in italiano?’ La maggior parte dei libri, infatti,
li ho letti in inglese non per una scelta purista della lingua, ma proprio
perché in italiano non esistono. C’è una bella libreria fornita dove vivo
eppure devo farmi mandare i libri da Amazon.uk perché alcuni autori li posso
leggere solo così. Per me fa lo stesso… ma perché privare di storie
meravigliose chi non ha la possibilità di leggere in inglese? “Ai posteri l’ardua
sentenza…”
Leggo l’articolo che il Guardian ha dedicato alla
sua scomparsa e vi ritrovo le stesse impressioni che ho avuto io leggendo Sacred
Hunger. In particolare, l’espressione ‘novelist of empires in decay’ mi
riporta ad un saggio di Greenberger studiato all’università che classificava le
fasi dell’epoca coloniale inglese nella narrativa. Il saggio in questione è The British Image of India di Allen J.
Greenberger in cui la narrativa di ambientazione coloniale viene suddivisa in 3
fasi: ‘the era of confidence’ (in cui la colonizzazione veniva percepita dagli
inglesi come una sorta di missione), ‘the era of doubt’ (in cui si sviluppavano
i primi dubbi e le critiche sulla legittimità e sui risultati della
colonizzazione) e ‘the era of melancholy’ (in cui si percepiva la fine di
un’epoca ed il suo fallimento). Anche se Greenberger si riferiva esclusivamente
alla colonizzazione dell’India, leggendo Sacred
Hunger pensavo che mi ricordava proprio le sensazioni trasmesse da alcuni
romanzi appartenenti alla seconda fase (soprattutto Orwell e Forster). Il punto
di vista è quello di chi da dentro percepisce che qualcosa non va, gli eventi
si rivoltano contro i ‘colonizzatori’ e l’ideale britannico si rivela poco
efficace e in qualche modo malato, ma ciò appare evidente solo a pochi
personaggi. Ecco quindi che non mi stupisce affatto l’espressione usata dal
Guardian… e vi consiglio di leggere l’articolo.
AUTHORS... DON'T DIE IN ITALY!
Two years ago I ordered Losing Nelson and Sacred Hunger by Barry Unsworth from my trustful Amazon before leaving for a holiday. In the end I decided for Sacred Hunger because it was quite a tome of 650 pages and I was sure I would finish it. I’m not going to comment on the book in this post because I want to talk about its author… who I’ve learnt died not long ago (2012). In Italy the news wasn’t spread as it should have been. And yet he spent his last years right here in Italy, in Perugia: bu we are duly informed about Belen’s baby or Elisabetta Canalis’s relationships. I really don’t know what to say…
Two years ago I ordered Losing Nelson and Sacred Hunger by Barry Unsworth from my trustful Amazon before leaving for a holiday. In the end I decided for Sacred Hunger because it was quite a tome of 650 pages and I was sure I would finish it. I’m not going to comment on the book in this post because I want to talk about its author… who I’ve learnt died not long ago (2012). In Italy the news wasn’t spread as it should have been. And yet he spent his last years right here in Italy, in Perugia: bu we are duly informed about Belen’s baby or Elisabetta Canalis’s relationships. I really don’t know what to say…
What’s worst is that most of his books haven’t even been translated into
Italian: how is it possible for such a world renowned author who chose to live
in Italy? I really can’t undertand the policy of publishers here. Besides
Pascali’s Island and The Ruby in Her Navel, Unsworth’s work hasn’t been taken
into consideration… and some of his books are set in Italy. And his books are
beautiful, they are appreciated around the world, they have won important
prizes (Booker Prize, just to begin). Since I started this blog, I have often
found myself wondering ‘Why hasn’t this been tranlated into Italian?” Most of
the books I’veread, in fact, were in English… and not for a personal purist
choice, but simply because they don’t exist in Italian. There’s a nice library
where I live. Nonetheless I have to get my books sent to me from Amazon.uk
because that’s the only way to read some authors. It doesn’t make any
difference to me… but why deprive those who can’t read in English of such
wonderful stories?
I’ve just read the article the Guardian dedicated to Unsworth’s death and I
found the same impressions I had got reading Sacred Hunger. “Novelist of
empires in decay”, in fact, reminds me of an essay by Greenberger I studied at
university. He classified the different steps of British colonization according
to their narrative treatment. The work was The British Image of India by Allen
J. Greenberger and the steps were: ‘the era of confidence’ (in which
colonization was perceived as some sort of mission by the British), ‘the era of
doubt’ (in which the first doubts and criticism of it appeared) and ‘the era of
melancholy’ (in which colonization was perceived at its end and as a
failure). Even if Greenberger referred
to the colonization of India, Sacred Hunger reminded me the same impressions I
had got reading some novels belonging to the era of doubt (above all those by
Orwell and Forster). The point of view is that of someone who’s living it and
understands that something’s wrong, and sees the events turn against the
colonizers. The British ideal proves inefficient and, in some way, sick. In
this sense I agree completely with the expression used in the Guardian’s
article… which I suggest you to read, too.
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