25 lug 2013

Jeanette Winterson's The Passion: Napoleone in chiave postmoderna.

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Sullo sfondo dell’ascesa e del declino di Napoleone si intrecciano le storie di due personaggi: Henri, addetto all’uccisione e allo spennamento dei polli da servire arrosto a Napoleone, e Villanelle, la misteriosa figlia di un gondoliere veneziano.
Si tratta di un testo stratificato: è godibilissimo anche solo fermandosi allo strato superficiale (la storia è ben congegnata, piacevole e fila liscia come l’olio) ma le sfide per il lettore più esigente sono tantissime: si apre infatti (strato dopo strato) a varie interpretazioni, anche se tutte collegate fra loro. In primis c’è la chiave postmodernista che permette l’accesso a tutti gli altri strati. Alla base di tutto infatti c’è la riflessione postmodernista sulla Storia, secondo cui è impossibile rappresentare i fatti storici in maniera oggettiva. Ogni trascrizione di fatti avvenuti nella Storia è in realtà narrativa e, come tale, soggetta alle stesse regole della narrazione. Essa cambia a seconda del punto di vista del narratore (anche il ruolo dello storico viene infatti messo in dubbio). L’unico modo per conoscere la Storia è attingere a documenti originali. Il romanzo storico postmodernista, a differenza di quello tradizionale, mette in scena fatti e personaggi storici non come la Storia ce li ha presentati/raccontati, ma in maniera trasgressiva. Nel caso di The Passion, ad esempio, emerge di Napoleone più la passione quasi grottesca per il pollo che l’immagine di un grande imperatore.
L’incipit del libro in questo senso è rivelatore:
 

Un altro aspetto importante nell’approccio postmodernista alla Storia è la riflessione sull’ottica attraverso la quale i fatti storici sono sempre stati presentati: si tratta di un approccio patriarcale innanzi tutto –le donne sono per lo più assenti mentre si narrano le grandi imprese di grandi uomini- ma anche ‘dominante’ -nel senso dell’esclusione dei deboli, dei diversi- ed imperialista –nel senso dell’esclusione dei ‘dominati’ o ‘colonizzati’ …e qui entriamo nell’ambito degli studi postcoloniali.
In The Passions tutti questi ‘discorsi’ sono presenti: i due narratori, infatti, si alternano nel raccontare punti di vista e talvolta eventi diversi. Entrambi sono narratori fuori dall’ordinario la cui voce non sarebbe stata di nessun interesse secondo l’approccio storiografico tradizionale: il primo è aiutante nelle cucine (il suo ruolo è quello di spennare i polli, “neckwringer”) mentre la seconda è la figlia di un gondoliere che viene venduta come prostituta presso il reggimento francese.
L’intento alla base del romanzo storico postmodernista è quello di dare finalmente voce a coloro la cui voce è stata ignorata, di dare vita alla Storia dal punto di vista degli esclusi, dimostrando che in realtà ogni fatto è passibile di interpretazioni a seconda di chi lo racconta/interpreta.
A tutto ciò si aggiunge un’altra possibile chiave di lettura, quella femminista. Una delle tematiche al centro della narrativa della Winterson è la definizione dei generi, che spesso i suoi personaggi sfuggono. Villanelle, infatti, è una giovane che si traveste da maschio e s’innamora di una donna sposata con la quale ha una relazione. Ma l’attacco al genere è ancora più sottile: Villanelle ha i piedi palmati, caratteristica che hanno solo gli uomini della città da cui proviene, lavora in un casinò ed è un personaggio forte. Henri, al contrario, ha chiare caratteristiche femminili: viene scartato come tamburino perché non abbastanza forte e relegato nelle cucine (uno spazio domestico tipicamente femminile); ha una sensibilità che lo rende diverso dagli altri soldati –ne è un esempio la scena al bordello in cui soffre per il trattamento rude alle prostitute- e l’unico atto ‘maschile’ che compie –l’uccisione di un uomo- lo sconvolge al punto da portarlo alla follia –un cliché decisamente femminile. La Winterson insomma ‘decostruisce’ il concetto di genere invertendo i ruoli dei due personaggi.
Le tecniche utilizzate sono anch’esse tipiche del postmodenismo: metanarrazione, parodia, realismo magico vengono messe in campo per sovvertire continuamente l’ordine tradizionale. Al centro della metanarrazione è il tentativo di Henri di scrivere un diario con la cronaca dei successi di Napoleone: il risultato è assai diverso da quello immaginato. Ciò che ne risulta è una parodia del personaggio storico, del quale emergono per lo più i difetti e le debolezze (in particolare quella per il pollo arrosto che tocca momenti addirittura comici). Henri stesso percepisce la debolezza del suo ‘testo’ al punto da sentire l’esigenza di rassicurare il lettore ripetendo spesso la formula “I’m telling you stories. Trust me”. Anche quando racconta eventi importanti nell’ascesa di Napoleone (l’Incoronazione, la battaglia di Austerlitz, l’avanzata in Russia) il punto di vista di Henri è particolare, concentrato più che altro su episodi non centrali (ad esempio le condizioni delle ‘vivandières’ che allietavano i soldati) ma sempre in qualche modo secondari. 
La narrazione di Villanelle, al contrario, è improntata al realismo magico, in cui gli elementi magici vengono inseriti in maniera assolutamente naturale all’interno di un contesto realistico. Tutto quello che la riguarda è in qualche modo soprannaturale: il racconto della sua nascita è pura leggenda, così come l’incredibile vicenda del cuore rubato. A contribuire all’atmosfera da leggenda che circonda Villanelle, ci sono le meravigliose descrizioni di Venezia, per le quali la Winterson ha attinto a piene mani dal suo autore preferito, Italo Calvino. Questa Venezia dalle mille sfaccettature magiche richiama moltissimo le città che Marco Polo descrive a Kublai Kan nel tentativo di intrattenerlo e che poi scopriamo essere state inventate partendo dall’unica che Marco abbia mai amato: Venezia. L’amore di Calvino per la fiaba emerge prepotentemente nel romanzo Le città invisibili e la Winterson, che condivide questa passione, non si è certo lasciata sfuggire quelle atmosfere. Ed ecco che con lo stile di Calvino, Villanelle reinventa Venezia come se ogni volta fosse una città diversa: “the city of mazes”, “the silent city”, “the city within the city”, “the city of chances”, “a city of madmen”, “city of destiny”, “the city of dreams”, “the city of disguises”, “the city of uncertainty”.

                        P.S.: Dopo due giorni di lettura ho scoperto che anche
                        mio marito, sullo sdraio in fianco al mio, stava leggendo
                        un libro ambientato a Venezia… coincidenze!















JEANETTE WINTERSON'S THE PASSION: NAPOLEON IN A MODERN KEY
On the background of Napoleon’s rise to power and subsequent defeat, the stories of two characters intertwine: Henri, serving as a neckwrecker of chicken to be served to Napoleon, and Villanelle, the mysterious daughter of a Venetian boatman.
It’s a multi-layered text: one can actually enjoy the most superficial layer (the story is well designed and the reading goes quickly straight to the end) but there are challenges for the demanding reader, too. The book is in fact open to many interpretations, whose interdependence is beyond doubt. First and foremost there’s the postmodernist key, that opens access to the other layers. According the postmodernist reflection on History, which is the starting point, it’s impossible to objectively describe historical facts. Any description of historical facts is indeed narration and, as such, subject to the same rules. It changes according to the narrator’s point of view (the role of the historian is questioned as well). The only means to know History is to gain access to original documents. The postmodernist historical novel, in contrast to traditional historical novels, brings historical events and characters on the scene not as they have been introduced in History, but transgressively. In The Passion, for example, Napoleon is seen as a grotesque devourer of chicken rather than the great emperor we’ve always read about.
The incipit of Winterson’s book is revealing:
It was Napoleon who had such a passion for chicken that he kept his chefs working around the clock.
Another important aspect of the postmodernist approach to History is the consideration of the point of view through which the historical facts have always been described: that view is always patriarchal –women are almost absent while great deeds by great men are being described- but also ‘dominant’ –in the sense of excluding the losers and the weak - and imperialist – in the sense of silencing the colonized… and here we get into postcolonial studies.
In The Passions all those ‘discourses’ are present: as a matter of fact, the two narrators alternate telling the same events from different points of view and different events as well. They are both extra-ordinary narrators, whose voice wouldn’t be taken into consideration according to the traditional historical approach: the first narrator helps in the kitchen (his role is ‘neckwringer’ of chicken) while the second one is the daughter of a boatman who is sold as a ‘vivandière’ –prostitute- for the French soldiers.
The idea behind the postmodernist historical novel is to give a voice to those who have been so far silenced, to tell History from the point of view of the excluded, and prove that every event is subject to different interpretations depending on the narrator/interpreter.
In addition to that there’s also the feminist key. One of the most common themes in Winterson’s works is the definition of gender roles, which many of her characters try to escape. Villanelle, for example,  is a young girl who dresses up as a man and falls in love with a married woman. But Winterson’s attack on genders is subtler than that: Villanelle has webbed feet and only men have such a feature in the town where she comes from. Moreover, she works in a casino and is a strong character. Henri, on the contrary, has feminine characteristics: he was  rejected as a tamburine because he wasn’t strong enough and relegated to the kitchen (a typicaly feminine domestic space). He’s different from other men because of his sensitivity –the brothel scene is an example because Henri is the only one who suffers for the rude treatment of prostitutes. Besides that, his only ‘male’ deed –killing a man- drives him mad –a typical feminine cliché. Jeanette Winterson ‘deconstructs’ the idea of gender by reversing her characters’ roles. She also uses typical postmodernist techniques -like metanarration, parody, magic realism- in order to continually subvert the traditional order. Henri’s attempt to write a diary of Napoleon’s rise to power is central to metanarration: the result is very different from what Henri had imagined himself. The result is nothing but a parody of the historical figure, whose weakness for chicken has really comical moments. Henri understands the weakness of his ‘text’ to the point of trying to win the reader’s confidence through the repeated formula  “I’m telling you stories. Trust me”. Even when he’s telling about important events in the rise to power of Napoleon (the incoronation, the battle of Austerlitz, the advance into Russia), Henri’s point of view is particular, because he mainly focuses on peripheral or irrelevant episodes (for example the condition of ‘vivandières’).
Villanelle’s narration, on the contrary, is marked by magic realism, where magic elements are introduced in a natural way into a realistic context. Everything about her is somehow supernatural: her birth is legendary, as well as the incredible story of her stolen heart. Marvellous descriptions of Venice contribute to the legendary atmosphere surrounding Villanelle. Jeanette Winterson has certainly drawn on Italo Calvino –one of her favourite writers- for her descriptions, in particular Invisible Cities. Her multifaceted Venice reminds me of the many cities Marco Polo describes to Kublai Kan in his attempt to entertain the emperor, which were invented starting from the one Marco has ever loved: Venice. Calvino’s deep passion for fairy-tales is clear in Invisible Cities and Jeanette Winterson, who shares the same passion with him, didn’t let those atmospheres slip through her fingers. The result is Villanelle, who re-invents a multifaceted Venice in Calvino’s style: “the city of mazes”, “the silent city”, “the city within the city”, “the city of chances”, “a city of madmen”, “city of destiny”, “the city of dreams”, “the city of disguises”, “the city of uncertainty”.
P.S.: After two days of reading I finally discovered that my husband –on the deckchair next to mine- was reading a book set in Venice, too… what a coincidence!


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