3 lug 2019

Graham Swift, Il paese dell'acqua: I racconti di un professore di Storia

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Romanzo bellissimo… intenso… denso di significati. Fin dalle prime pagine ho capito che si trattava di qualcosa di più di un bel libro. L’epigrafe iniziale tratta da Dickens (uno dei miei Vittoriani preferiti), l’ambientazione (i Fens inglesi), l’inizio (un corpo che galleggia in acqua… per coloro che non conoscono la mia fissazione per la morte di Ofelia), i riferimenti alla fiaba, alla leggenda, alla storia e la mescolanza tra le tre (che mi hanno subito fatto pensare ad una riflessione sullo storytelling): da tutti questi elementi insieme in poche pagine ho capito che sarebbe stato un bel viaggio. E così è stato.
L’epigrafe iniziale è tratta da Grandi speranze e fa riferimento all’ambientazione, che infatti ha in comune con il romanzo dickensiano. I Fens… che ci vengono dapprima spiegati dall’autore (Graham Swift) e poi raccontati dal protagonista, un professore di Storia ad un passo dalla pensione, la cui vita è ad un punto cruciale e critico. Tutto ciò che ha sempre conosciuto sembra crollargli addosso e la reazione è quella di uno storico: comincia ad analizzare il corso degli eventi della sua vita per cercare di capire come, quando e, soprattutto, perchè è accaduto ciò che è accaduto. La sua fortuna (e la nostra) è che l’analisi non segue un percorso regolare: non so se a causa delle continue interruzioni di Price, lo studente che proprio non sopporta Storia, oppure se ciò è dovuto al turbine di emozioni contrastanti che si abbatte sul protagonista al punto da confonderlo. E così si passa quasi senza accorgersene dalla Rivoluzione Francese all’adolescenza di Tom (Crick… così si chiama il professore), alla grande guerra, alla storia dei suoi bisnonni e poi dei suoi nonni, alla nascita di suo fratello e poi all’incontro tra i suoi genitori e così via… saltando avanti e indietro nel tempo ed accostando tra loro eventi cronologicamente distanti. Ma è proprio questo modo di procedere  che consente infine a Tom di ricomporre il puzzle della sua vita e capire (e farci capire) i nessi di causa-effetto tra gli eventi, per lo più tragici, che l’hanno caratterizzata.
La sensazione di essere di fronte a qualcosa di familiarmente complesso e da analizzare mi ha spinta a verificare, una volta finito il libro, l’accoglienza da parte della critica ed ho scoperto che, come immaginavo, Waterland è il romanzo che ha segnato la consacrazione di Swift tra gli autori  postmoderni. Il tratto che maggiormente tradisce la postmodernità della storia è proprio questo procedere rifiutando l’ordine progressivo: in linguaggio accademico, Tom ‘decostruisce’ (scomponendola) la propria storia personale per darle un senso. La riflessione sullo storytelling, onnipresente nel romanzo, arriva a mettere in discussione il concetto stesso di Storia: insegnare Storia non è anch’esso parte dell’atto di raccontare storie? E soprattutto, dove è il confine tra la storia personale e la Storia (con la s maiuscola)? Le vicende private si inseriscono in un contesto più ampio e ne sono a volte cornice, a volte dettaglio, a volte esemplificazione… al punto che qualche studioso ha coniato per questo romanzo un gioco di parole tra HISTORY e HIS STORY: si confonde dove finisce la Storia, come materia insegnata ma anche come contesto globale in cui vivono i personaggi, e la storia personale del nostro professore che un giorno, semplicemente, smette di spiegare alla sua classe la Rivoluzione Francese ed inizia a raccontare la sua vita. Il primo a capire che, improvvisamente, qualcosa è cambiato è proprio Price, lo studente ribelle che inizia a chiedersi: è lezione oppure no? A cosa serve? E’ utile conoscerla? Ma, d’altro canto, Price se lo chiedeva anche durante la lezione di Storia. Dopo un po’, però, Price smette di fare resistenza e si arrende al flusso di parole del professore che lo riporta, come tutti i suoi compagni, nei Fens durante la guerra. La versione filmica, diretta da Stephen Gyllenhall nel 1992 (intitolata proprio Waterland), punta su questo, trasformando improvvisamente le lezioni in classe in una gita: così i ragazzi seguono il prof. Crick in giro per i Fens e, soprattutto, nel passato (ri)vivendo con lui gli eventi della sua vita (HIS STORY, appunto). Nel film, tra l’altro, Crick e Price sono interpretati, rispettivamente, da un grandioso Jeremy Irons e da un giovane e belloccio Ethan Hawke.

Un altro elemento, al quale è probabilmente dovuto il fascino del libro su di me, è l’acqua che ha un ruolo centrale. E’ una forza potente che nei Fens domina e governa in qualche modo le vite di tutti i personaggi dal passato ad oggi. La fortuna della famiglia Atkinson è arrivata grazie all’acqua e allo stesso modo se ne è andata, così come ruota attorno a questo elemento anche la vita dei Crick, i guardiani della chiusa (al punto che anche uno di loro troverà la morte in essa). L’acqua è forza distruttrice e generatrice, ma è anche un simbolo dello scorrere del tempo ed il fatto che l’acqua dei Fens sia indomabile in qualche modo rispecchia la sovversione del tempo operata dal narratore. 
C’è anche del realismo magico nel romanzo (che nel film è stato completamente ignorato) che viene in qualche modo introdotto alludendo, fin dalle prime righe, al fatto che “vivevamo in un luogo di favola… lontano dal mondo”. La strana pazzia che colpisce Sarah Atkinson ha qualcosa di soprannaturale (tanto da diventare leggenda tra gli abitanti del luogo), elemento tipico del realismo magico, così come l’inversione di causa ed effetto che si ritrova nella strana sofferenza di Sarah decenni prima del grande incendio (una preveggenza?).
Qualcuno ha descritto il romanzo di Swift anche come una riscrittura postmoderna di Grandi speranze di Dickens: è infatti possibile ravvisare molti parallelismi tra le due storie. Innanzitutto l’ambientazione, come suggerisce subito l’epigrafe all’inizio del libro, dedicata alla ‘regione delle paludi’, poi la scelta di una narrazione autobiografica da parte di un protagonista più maturo e, in qualche modo, triste, deluso da ciò che la vita gli ha riservato. In entrambi i casi si narra di una grande passione giovanile che ha avuto conseguenze in qualche modo tragiche. Qualche personaggio, addirittura, è speculare: Sarah Atkinson ha una sorte non troppo diversa da Miss Havisham… ed entrambe le loro magioni vengono distrutte da un incendio. 
Alla fine del racconto di Tom emerge che due sono le cose che l’uomo non riesce a controllare: la natura e la sessualità ed entrambe sono in grado di distruggere così come di dare la vita.





GRAHAM SWIFT'S WATERLAND: THE HISTORY TEACHER'S STORIES
Beautiful novel… intense… full of meaning. From the very first pages I understood that it was something more than simply fiction. The epigraph from Dickens (one of my favourite Victorian writers), the setting (the British Fens), the beginning of the story (a body floating on water… for those who don’t know my obsession with Ophelia’s death), the references to fairy tale, legend and History and the mixture of the three (I immediately thought of some sort of meditation on the act of storytelling): all these elements together in few pages made me hope for a wonderful journey. And so it was.
The epigraph at the beginning comes from Great Expectations and refers to the setting, which indeed is the same of Dickens’s novel. The Fens… which are first introduced by the author (Graham Swift) and then told by the protagonist, a History teacher close to retirement, whose life is on the brink of collapse. When the things (and the people) he has known are about to crash he reacts like a historian: he starts analyzing the course of events in his life trying to understand how, when and, above all, why everything happened the way it did. Luckily, the analysis doesn’t follow a regular course (maybe because of Price’s constant interruptions, the student who really can’t stand History, or because of the whirlwind of emotions on the protagonist that cause a state of confusion). So, we pass from the French Revolution to Tom’s adolescence, to the Great War, to his great-grandfather’s life, to his brother’s birth and his parents’ love story and so on… going back and forth and linking different and distant events. It’s thanks to the course of his analysis that Tom can put the puzzle of his life back together and finally understand the causal relations between the different events, mostly tragic, that have characterized his life.
The initial sensation of reading something familiar and structurally complex led me to look for the critics’ reaction and I found out that Waterland is the novel that marked Swift’s consecration as a postmodern writer. Postmodernism is evident in the refusal of a chronological progression of the story: Tom ‘deconstructs’ (in academic jargon) his personal story to give it a meaning. There’s a constant meditation on the act of storytelling in the novel and this somewhat challenges the concept of History: isn’t History the telling of stories? Above all, where’s the line between a personal story and History (with a capital H)? Personal histories are set within a broader historical context, sometimes they are the frame of that context, other times only a detail or an exemplification… so much so that some scholar used for this novel the wordplay HISTORY vs HIS STORY: there’s confusion on the line between History, as a subject but also as the general context where the characters live, and Tom’s personal story. Tom suddenly stops teaching the causes of the French Revolution and starts telling about his life. The first who understands that something different is happening is Price, the rebellious student who starts asking: is it a lesson or not? What’s the point? Is it useful to know those things? On the other hand, Price was used to ask the same questions during the History lessons. After a while Price stops resisting and surrenders to Tom’s flow of words, which drag him, and his classmates, back to the Fens during the War. The film adaptation, directed by Stephen Gyllenhall in 1992, focuses on this latter aspect and the classroom lessons suddenly turn into a school trip: the students follow Mr Crick around the Fens and on a journey through the past (re)living with him the important events in his life (HIS STORY). In the film Crick and Price are played respectively by a great Jeremy Irons and a handsome young Ethan Hawke.
Another element making the book more interesting to me is of course water, which has a key role in the book. It’s a powerful force in the Fens, dominating any character’s life. The fortunes of the Atkinsons are due to water and the same is true for their downfall, and this is true for the Cricks, too... the lock-keepers (one of them dies in that water). Water is a destructive as well as a generating force, but it is also a symbol of the passing of time: the fact that the Fens water is indomitable somewhat reflects the subversion of time operated by the narrator. 
There’s also some magic realism in the novel (in the film this aspect is completely ignored) that is introduced from the very beginning suggesting that “we lived in a fairy-tale place… far away from the wide world”. The strange form of madness that strikes Sarah Atkinson has something supernatural (and in fact becomes a legend among the people), that is a typical element of magical realism, together with the reversal in cause and effect in Sarah’s suffering decades before the great fire (prescience?).
Someone also described Swift’s novel as a postmodern rewriting of Dickens’s Great Expectations: there are indeed some parallels between the two stories. First of all, the setting, as the epigraph at the beginning of Swift’s book suggests, as well as the autobiographical narration from an older protagonist, who is disappointed by life. In both stories a juvenile rapture has tragic consequences. Sara Atkinson mirrors Miss Havisham: their fate is similar and the houses of both are destroyed in a fire. 
At the end of Tom’s story one thing is clear and it’s that there are two things a man can’t control: nature and sexuality and both can be destructive or generating. 

2 commenti:

  1. Per il parallelismo Dickens/Swift, vedi anche Nicoletta Brazzelli, "Ours was the marsh country: le paludi tra Great Expectations di C.Dickens e Waterland di G.Swift", articolo contenuto in "Laghi e Paludi - prospettive geografiche e letterarie", Mimesis 2017.

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